venerdì 20 settembre 2024


25/11/2010 11:42:31 - Avetrana - Attualità

Lo si evincerebbe dai tabulati telefonici

 
I tabulati telefonici continuano a rivelare sorprese. Analizzando quello di Cosima Serrano gli investigatori avevano scoperto che la mattina successiva al delitto la mamma di Sabrina effettuò tre telefonate nell’arco di un’ora alla figlia Valentina, agganciando sempre una cella compatibile con la zona del pozzo in località «Mosca» nel quale il giorno prima suo marito Michele aveva nascosto il corpo di Sarah.
 
E’ la stesa cella della Vodafone numero 40035 che aveva agganciato il telefonino del marito mentre il pomeriggio del 26 agosto stava occultando il cadavere. Ora si scopre che anche Sabrina, almeno una volta, è stata nella stessa zona. Accade la sera del 28 agosto (due giorni dopo la scomparsa di Sarah), e sono le 21:53 quando Sabrina telefona al padre. Parlano per soli 23 secondi, ma in quel momento il telefonino di Sabrina aggancia la stessa cella 40035 compatibile con la zona del pozzo. Si tratta, ancora una volta, di una coincidenza? Oppure la ragazza si recò proprio al pozzo per essere sicura che il padre avesse nascosto con cura il corpo di Sarah?
 
Intanto si attendono i risultati delle analisi del Ris e anche qui potrebbero giungere sorprese. La cintura numero 7 (il numero è quello assegnato al reperto nel decreto di sequestro del 6 novembre scorso) è finita sotto la lente degli specialisti. Fa parte del gruppo di 49 cinture che i carabinieri sequestrarono in casa Misseri dopo che Michele, in un interrogatorio chiesto ai pm lo scorso 5 novembre, aveva indicato in una cinta l’arma del delitto.
 
I carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche di Roma avrebbero individuato in particolare su quella «cintura in pelle di colore nero con fibbia metallica di colore oro di 109 centimetri di lunghezza», tracce biologiche su cui sono stati avviati ulteriori accertamenti. I tecnici del Ris stanno cercando di rilevare se sulla cintura esiste traccia di dna per poter poi ricostruire una mappa genetica della persona venuta in contatto con la cintura. Gli investigatori non si sbilanciano. Ma, secondo indiscrezioni, l’estetica della cintura sarebbe compatibile anche con i segni delle cuciture lasciati sul collo della vittima e rilevati dal medico legale nel corso dell’autopsia.
 
La cinta è molto diversa da quella che Misseri ha indicato nelle sue ricostruzioni. Michele ha sempre parlato di una cintura «verdina» che utilizzava per andare in campagna e che teneva appesa ad un chiodo in garage. Mentre la cintura su cui sta lavorando il Ris dei carabinieri, è nera. Non sarebbe questa l’unica contraddizione in cui Misseri è inciampato. Michele fila come un treno solo quando racconta agli inquirenti gli episodi che realmente lo hanno visto protagonista, come le fasi dettagliate dell’occultamento del cadavere di Sarah. Per il resto tentenna, o si confonde e non risponde. A proposito del coinvolgimento nella vicenda della moglie Cosima, Misseri ha sempre mantenuto una linea ferma e decisa tagliando fuori dalle scene la consorte.
 
L’altra sera, al culmine dell’incidente probatorio in carcere, il gip Rosati gli chiede: «Michè, ma possibile che per 40 giorni in tutte le case d’Italia si parlava della vicenda di Sarah e proprio a casa sua non ne discutevate mai? Ci pensi bene...». Michele non risponde. Ma il suo corpo parla per lui. Si porta la mano alla bocca, come per coprirsi e poi si sfrega le labbra. Mente Michele? Protegge Cosima? Dall’incidente probatorio sarebbe emerso anche un altro dettaglio. Quando Misseri trovò il corpo della nipote Sarah in garage, Sabrina gli avrebbe detto: «Papà, ti aiuto?». E il padre le avrebbe risposto «No, vattene faccio tutto da solo». Ai giudici poi dirà: «Volevo caricarmi io tutta la colpa... ».
 
 










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