I due genitori della bambina: «E’ stata costretta ad uccidersi perche nessuna istituzione l’ha capita»
Si è tenuto ieri mattina, presso il Tribunale di Taranto, dopo 4 anni di silenzio da parte delle istituzioni, la seconda udienza del processo del caso di CARMELA CIRELLA, 13 anni, che il 15 settembre 2007 si tolse la vita buttandosi dal settimo piano di una palazzina del quartiere Paolo VI dopo aver subito diversi abusi. Superata la minaccia di un eventuale ed ennesino rinvio il processo è iniziato.
Sono stati interrogati dal Pm e dalla difesa i genitori di Carmela e la sua insegnante, che hanno confermato che i trami della violenza subita sono conseguenza del suo suicidio.
In aula era presente solo uno dei tre stupratori. La prossima udienza è fissata per il 18 marzo.
Ad un anno dalla sua morte, il 15 aprile 2008, i genitori di Carmela, fondano l’associazione “Iosocarmela”.
«Questo progetto è nato per tutelare le famiglie che si sono trovate ad affrontare una situazione simile alla nostra», ci dice Alfonso Frassanito, spiegando che «le istituzioni non ci hanno aiutato, non funzionano e sono deleterie per la cittadinanza».
L’associazione ha enormi difficoltà ad andare avanti perchè non gode di finanziamenti pubblici ma si appoggia al sostegno economico dei soci che aderiscono all’iniziativa .
«Questo non ci ferma. Vogliamo combattere la pedofilia e salvaguardare la tutela delle famiglie. Non ci importa ottenere o meno giustizia, ormai nostra figlia non tornerà più indietro e la nostra vita resterà sempre segnata. L’unico scopo di questa lotta è far si che la sua morte non sia stata inutile ma che serva a salvare altre ragazze indifese» ribadisce il padre.
L'impegno della famiglia di Carmela è forte. Dal prossimo gennaio infatti sarà operativo uno sportello sociale ed un numero verde al quale potranno rivolgersi quanti avranno l’esigenza di rivolgersi all'associazione, che si pone ora l’obiettivo di intervenire presso il Parlamento Europeo con una petizione a livello nazionale al fine di sollecitare una rivisitazione della normativa sulla legge che tutela i diritti sociali e dei minori.
E’ dunque una vera e propria lotta contro lo «Stato totalmente assente e le istituzioni sorde ed insensibili».
Frassanito, manda un messaggio alla cittadinanza per farla riflettere sulle cause per cui ancora una volta teatro di violenza sui minori sia il nostro territorio.
«Non c’è abbastanza tutela. E’ necessario aprire gli occhi prima ancora di arrivare a questi eventi drammatici».
Lancia infine una critica ai media che non danno importanza alle vittime e all’orribile tragedia che le vede protagoniste, ma mirano piuttosto a colpire l’interesse del pubblico trasformandosi in un “circo mediatico”.
In serata Alfonso e Luisa hanno partecipato ad una manifestazione pubblica in p.zza M. Immacolata, organizzata dai Cobas e dal presidente del movimento femminista proletario rivoluzionario, MARGHERITA COLDERAZZI, in occasione della giornata internazionale della lotta contro la violenza sessuale delle donne. E’ stata lei a ricordare Carmela “costretta ad uccidersi perché dopo le violenze ricevute non è stata capita e protetta dalle istituzioni ma al contrario è stata rinchiusa in diversi istituti ed imbottita di psicofarmaci”.
Rabbia, dolore e ingiustizia sono le motivazioni che spingono a mobilitarsi contro un mondo in cui predomina odio e violenza.
Ad un anno dalla sua morte, il 15 aprile 2008, i genitori di Carmela, fondano l’associazione “Iosocarmela”.
«Questo progetto è nato per tutelare le famiglie che si sono trovate ad affrontare una situazione simile alla nostra», ci dice Alfonso Frassanito, spiegando che «le istituzioni non ci hanno aiutato, non funzionano e sono deleterie per la cittadinanza».
L’associazione ha enormi difficoltà ad andare avanti perchè non gode di finanziamenti pubblici ma si appoggia al sostegno economico dei soci che aderiscono all’iniziativa .
«Questo non ci ferma. Vogliamo combattere la pedofilia e salvaguardare la tutela delle famiglie. Non ci importa ottenere o meno giustizia, ormai nostra figlia non tornerà più indietro e la nostra vita resterà sempre segnata. L’unico scopo di questa lotta è far si che la sua morte non sia stata inutile ma che serva a salvare altre ragazze indifese» ribadisce il padre.
L'impegno della famiglia di Carmela è forte. Dal prossimo gennaio infatti sarà operativo uno sportello sociale ed un numero verde al quale potranno rivolgersi quanti avranno l’esigenza di rivolgersi all'associazione, che si pone ora l’obiettivo di intervenire presso il Parlamento Europeo con una petizione a livello nazionale al fine di sollecitare una rivisitazione della normativa sulla legge che tutela i diritti sociali e dei minori.
E’ dunque una vera e propria lotta contro lo «Stato totalmente assente e le istituzioni sorde ed insensibili».
Frassanito, manda un messaggio alla cittadinanza per farla riflettere sulle cause per cui ancora una volta teatro di violenza sui minori sia il nostro territorio.
«Non c’è abbastanza tutela. E’ necessario aprire gli occhi prima ancora di arrivare a questi eventi drammatici».
Lancia infine una critica ai media che non danno importanza alle vittime e all’orribile tragedia che le vede protagoniste, ma mirano piuttosto a colpire l’interesse del pubblico trasformandosi in un “circo mediatico”.
In serata Alfonso e Luisa hanno partecipato ad una manifestazione pubblica in p.zza M. Immacolata, organizzata dai Cobas e dal presidente del movimento femminista proletario rivoluzionario, MARGHERITA COLDERAZZI, in occasione della giornata internazionale della lotta contro la violenza sessuale delle donne. E’ stata lei a ricordare Carmela “costretta ad uccidersi perché dopo le violenze ricevute non è stata capita e protetta dalle istituzioni ma al contrario è stata rinchiusa in diversi istituti ed imbottita di psicofarmaci”.
Rabbia, dolore e ingiustizia sono le motivazioni che spingono a mobilitarsi contro un mondo in cui predomina odio e violenza.
Emanuela Perrone