Assenza tracce cibo compatibile con ultimo pasto
La trasmissione di Raitre “Chi l’ha visto?” torna questa sera sull’omicidio di Sarah Scazzi e propone una testimonianza che ripropone sia il tema di dell’orario e del luogo dell’omicidio, sia quello delle eventuali complicità nell’occultamento del cadavere. «Il 26 agosto – ha raccontato un uomo a Chi l’ha visto?, secondo quanto anticipato dalla redazione della trasmissione - ho visto una macchina rossa, simile a una Fiat Panda, sulla strada che dal mare porta ad Avetrana. Alla guida c’era un uomo anziano con il cappello, accanto a lui una donna».
Il testimone dice di ricordare bene l’episodio «perché‚ l’automobile non si fermò allo stop e girò verso le campagne». Chi l’ha visto? ricorda che Michele Misseri, che ha confessato di aver occultato il cadavere di Sarah Scazzi, «ha una Seat Marbella rossa, un modello simile alla Panda».
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ASSENZA TRACCE CIBO COMPATIBILE CON ULTIMO PASTO
L'assenza di tracce di cibo nello stomaco di Sarah Scazzi è perfettamente compatibile con la circostanza che la ragazzina di Avetrana, poco prima di essere uccisa il 26 agosto scorso, mangiò solo un cordon bleù, digeribile al massimo in un’ora. E’ la conclusione alla quale, secondo indiscrezioni, sarebbe giunto il perito incaricato dalla Procura di Taranto, il prof. Luigi Strada, che ha anche eseguito l'autopsia.
La conclusione alla quale sarebbe giunto il medico legale non escluderebbe quanto al momento accertato dagli inquirenti sull'arco di tempo nel quale Sarah sarebbe stata uccisa, tra le 14,25 e le 14.40 circa del 26 agosto. A quell’ora la vittima avrebbe cioè già digerito il pasto frugale consumato prima di uscire da casa per raggiungere l’abitazione della cugina Sabrina Misseri, con la quale doveva recarsi al mare.
Il 26 novembre scorso Strada, parlando con i giornalisti prima di incontrare in Procura a Taranto uno dei magistrati titolari dell’inchiesta, Mariano Buccoliero, aveva riferito che il fatto che non fossero stati trovati residui evidenti di cibo nello stomaco di Sarah avrebbe potuto significare tre cose: che la ragazzina avesse mangiato poco e non a ridosso dell’omicidio, che avesse vomitato magari per stati d’ansia dopo un litigio e si fossero cancellate le tracce oppure che avesse digerito lasciando residui granulosi e un liquido torbido. Il medico legale avrebbe dunque sciolto i dubbi su questo supplemento di quesito postogli dalla Procura sul contenuto gastrico, optando per la prima conclusione.