Le rassicurazioni del direttore generale dell’Arpa
Nei mari di Taranto ci sono cozze e cozze.
«Quelle contaminate - assicura il direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, Giorgio Assennato - non potrebbero mai finire sui banconi di vendita e quindi sulle nostre tavole. La Capitaneria di Porto ha infatti disposto da molto tempo il divieto di prelievo dai fondali e se qualcuno contravviene a questo divieto commette un reato».
Sulla vicenda dei mitili alla diossina hanno dunque tutti ragione. Gli ambientalisti del fondo antidiossina e di Peacelink che hanno fatto analizzare le cozze (ma non si tratta delle comuni cozze nere, bensì di ostriche e cozze pelose) dal laboratorio Inca (Consorzio Interuniversitario nazionale di chimica per l’ambiente) di Venezia e anche chi oggi tranquillizza i consumatori, in primis il direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Taranto, Michele Conversano.
I mitili al veleno (ostriche e cozze pelose) ci sono, ma sono stati prelevati dai fondali (dove è vietato). Quelle appese ai filari di coltivazione, invece, che si trovano a mollo nelle stesse acque, ma distanti dal fondale, sono commestibili. Nel senso che la concentrazione di pcb (policlorobifenili) presente, anche a seguito degli ultimi controlli effettuati proprio dalla Asl di Taranto, è sempre inferiore (dove meno, dove di più) al limiti entro i quali la legge ne consente la commercializzazione.
Allarme scongiurato, dunque? Intanto nel corso del vertice coordinato dagli assessori regionali alle Politiche della Salute, Tommaso Fiore, e all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, è stata istituita una cabina di regia permanente con l’obiettivo di «valutare gli eventuali provvedimenti da adottare».
E nel frattempo è stato precisato che: «Le strutture sanitarie e i laboratori specializzati - dice Assennato - monitorano in continuo la qualità dei mitili coltivati nel mar Piccolo di Taranto. Gli ultimi dati del 2010 confermano che i valori di Pcb sono nei limiti. Il dato dei mitili prelevati direttamente dai fondali non ci stupisce perché quell’area è uscita da 150 anni di sversamenti inquinanti per la presenza dell’arsenale militare e di altre aziende. Proprio per questo sui fondali vige il divieto di prelievo. Quei mitili non sono commerciabili, nessuno si sognerebbe di venderli. Resta il dato che oggi, come ieri peraltro, gli indicatori ci invitano a continuare a tenere alta la soglia d'attenzione. Dopo l’incontro di oggi (ieri sera, ndr) ci siamo lasciati, sapendo che continueremo la sorveglianza. Il fenomeno va assolutamente monitorato. Ripeto, nelle cozze da allevamento dell’ultimo monitoraggio non c’è stato alcun superamento dei livelli consentiti di pcb. Erano cozze piccole, come quelle dello scorso autunno. In primavera il monitoraggio ci dirà se il livello è sempre al di sotto del limite o se ci sarà superamento. Cozze più grandi perché più mature potrebbero avere maggiore concentrazione, ma questa è solo un’ipotesi. Noi siamo attenti, continuiamo a effettuare tutti i controlli per garantire che non ci siano rischi nel piatto dei pugliesi».
Gli stessi ambientalisti, nel presentare i risultati delle analisi fatte effettuare a Venezia avevano correttamente precisato che l’allarme non riguardava «i mitili di allevamento su palo e su galleggiante long-line che godono di una situazione presumibilmente migliore, in quanto non poggiano sul fondale». ma avevano anche ricordato che «la diossina può essere assorbita dai molluschi se i fondali inquinati vengono smossi. Diossine e Pcb dei mitili possono passare alle orate e ai saraghi che si nutrono delle cozze del fondale».