In arrivo nuovi arresti?
Nuove manette sarebbero pronte nell’inchiesta sul delitto di Sarah Scazzi. L’evoluzione dell’inchiesta sembra infatti prossima ed i passi della magistratura, che nelle ultime settimane ha acquisito materiale estremamente importante, sembrano tali da poter stroncare il clima di omertà e di inquinamento probatorio che ancora gravano sull’intera vicenda.
Il pubblico ministero Mariano Buccoliero e il procuratore aggiunto Pietro Argentino ieri hanno diretto un lunghissimo vertice con i carabinieri.
Anche in questo caso, nulla è trapelato dall’incontro fra magistrati e investigatori. Tuttavia, le ultime acquisizioni a disposizione degli inquirenti fanno supporre che i tempi siano maturi per imprimere una svolta al procedimento.
Allo stato, non è possibile ipotizzare quale direzione possa assumere la svolta, anche se non è difficile immaginare che l’inchiesta punti ad agganciare agli atti del procedimento dei punti fermi.
Sul piano delle mere supposizioni, però, è possibile ritenere che le novità possano riguardare la fase successiva al delitto di Sarah Scazzi.
All’interno di una ipotetica ricostruzione dell’intera vicenda, il quadro delineato dall’inchiesta, infatti, può riassumersi in due momenti fondamentali: da un lato, quello legato al litigio e all’aggressione costati la vita a Sarah; dall’altro, quello che ha prodotto l’occultamento del corpo della povera quindicenne.
In ordine alla prima fase, come è noto, la ricostruzione della procura assegna un ruolo fondamentale a Sabrina Misseri. A carico di quest’ultima, oltre alla chiamata in reità operata dal padre Michele, sussistono indizi considerati gravi sia dal gip Martino Rosati che dal tribunale del Riesame. Sul punto, la procura ha delineato una ricostruzione logica, ma che risente, in ogni caso, dell’assoluta assenza di prove, intese secondo l’accezione tecnica del termine.
In riferimento alla seconda fase, al contrario, le acquisizioni investigative sono più concrete, non foss’altro che per le certezze contenute nella parte di versione fornita da Michele Misseri. Versione che, nel tempo, è cambiata solo marginalmente. E soltanto rispetto alla presunta violenza sessuale, inizialmente inflitta, confermata e poi definitivamente smentita.
Tuttavia, proprio intorno a questa ricostruzione, gli investigatori hanno acquisito un corredo di informazioni che ha smentito, in gran parte, sia le indicazioni consegnate da Michele Misseri che quelle, a supporto dell’indagato, fornite dalle persone informate sui fatti.
Ora, mentre l’accusa pubblica non ha di certo abbandonato le verifiche che dovranno permettere di delineare, più e meglio, ciò che avvenne prima e durante il delitto di Sarah, va da sè che in questa fase sia concentrata sul dopo-delitto.
Ed è proprio su questo punto che gli inquirenti avrebbero a disposizione un profluvio di indizi che fanno ipotizzare una svolta nell’inchiesta.
Probabilmente è su questi indizi che la magistratura si è concentrata l’altro ieri, allorchè l’ufficio del dottor Buccoliero è rimasto «blindato» per quasi quattro ore.
Al termine del vertice, le bocche cucite degli inquirenti hanno lasciato inalterata la sensazione che qualcosa stia per accadere.
Anzi, quel fugace «non ci sono novità», offerto ai cronisti dopo ben quattro ore di vertice, è sembrato un pugno nello stomaco.
Ma è «dal flebile soffio del vento», come amava ricordare Victor Hugo, «che può annunciarsi la tempesta».
Intanto per sabato alle 13 è stato fissato l'interrogatorio di Michele Misseri che sarà sottoposto alle domande degli avvocati difensori di Sabrina Misseri, gli avvocati Franco Coppi e Emilia Velletri, che vogliono ascoltare il padre della loro assistita nell'ambito delle indagini difensiva