venerdì 20 settembre 2024


03/02/2011 09:00:12 - Avetrana - Attualità

Continuano i colpi di scena in questo caso che si trascina ormai da quasi sei mesi

 
Chi di speranza vive, disperato muore. Forse a questo avrà pensato il 50% della casa Misseri & Misteri, in soggiorno forzato presso la Casa Circondariale di Taranto, causa omicidio di Sarah Scazzi. Sì, il Tribunale del Riesame di Taranto ha detto ancora no all’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Sabrina Velletri, Coppi, Russo.
Il quadro accusatorio resta dunque invariato e si nutre di prove che evidentemente confermano l’incidente probatorio di 11 ore, e che vanno al di là della chiamata in correità di papà Michele. Tra l’altro, meglio tardi che mai, forse hanno sortito un qualche effetto gli appelli lanciati dalla Procura di Taranto rivolti ai protagonisti di questo delitto a puntualizzare l’ora del delitto, anticipata di quasi 60 minuti grazie
a quanto dichiarato da un testimone che avrebbe visto Sarah nei pressi dell’abitazione di via Deledda verso le 14, confermando così i tanti e troppi sospetti degli inquirenti, in bilico tra le diverse discordanti versioni smentite sistematicamente dagli esiti dell’esame autoptico, ben lontano dal delineare con precisione di sorta l’a, b, c di questo delitto dalla risoluzione ancora incerta.
Cambio di registro per Michele Misseri, per il quale non è stato mai previsto un esame psicologico in senso stretto per stabilire se si tratti di un mitomane a buon mercato, un occultatore per caso, uno facilmente influenzabile dal contesto familiare, elemento su cui gli inquirenti puntano per dimostrare che le tante versione del contadino di Avetrana sono camaleontiche rispetto all’influenza esercitata su Michele ora dall’uno, ora
Dall’altro incontro con le donne della sua famiglia ed oltre.
A regime, gli svaghi concessigli; no a giornali e tv per paventare la possibilità di influenze inutili che avrebbero impantanato la Procura, a bagnomaria da quasi sei mesi nei racconti verosimili di Michele, le cui verità a puntate non chiarisco, ma intorbidiscono di più il già precario quadro di insieme.
Ridimensionato anche l’affare missive a doppio senso tra Sabrina ed il padre, su cui avevano investito i legali della ragazza e giudicate ininfluenti dagli inquirenti che insistono nelle premeditazione del delitto, causato dalla gelosia per Ivano di Sabrina, impegnata in una mastodontica opera di depistaggio sin dai momenti successivi al delitto che avvalerebbe l’idea di un odio covato verso la cugina, donna sbocciata da poco, rivale in amore.
Come dire siamo punto e a capo. L’ennesimo capitolo della saga misteri interpretato
dalle sue amazzoni si dirige a vele spiegate verso la matriarca, sfiorata dall’inchiesta e sulla quale si addensano i dubbi e le ombre di investigatori, familiari, gente comune stanca ormai di questo ping pong.
 
Mimmo Palummieri










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