Ancora niente di ufficiale sull’arma del delitto
Ancora colpi di scena sul fronte del cold case più cold degli ultimi 8 mesi, tal Misseri gate.
É ufficiale: l’arma del delitto che avrebbe ucciso Sarah Scazzi non rientra nel lauto bottino delle circa cinquanta cinture sequestrate nel corso del blitz dei Ris nel villino di via Deledda nel dicembre scorso.
La conferma viene proprio dal reparto dei Ris di Roma incaricato dei rilievi di rito sulle cinture dopo che lo stesso Michele Misseri, nel corso di una delle sue tante versioni, aveva indicato in una di quelle custodite in casa, l’arma del delitto, riducendo a dodici quelle compatibili con i segni ritrovati sul collo della nipote.
In particolare, l’imputato, attualmente agli arresti presso il carcere di Taranto, insieme alla figlia Sabrina, coprotagonista dell’omicidio e chiamata in correità, anzi killer assoluta stando alle risultanze dell'incidente probatorio e non solo dal contadino di Avetrana, indicherebbe in una cintura di circa 2,5, 3,3 cm di larghezza l’arma usata dalla figlia per strangolare la cugina, durante uno scherzo degenerato poi in tragedia. Tra smentite, falsi allarmi e mezze verità, come da copione ormai in questo giallo, mai nulla di certo nemmeno dall’autopsia del dott. Strada, incaricato dalla Procura di Taranto dei rilievi sui resti del corpo di Sarah a bagnomaria nel pozzo di contrada Mosca per quaranta giorni.
In un primo tempo il medico aveva detto sì alla versione di Misseri, causa il segno di una chiusura sul collo, compatibile con la fibbia di una cintura. Ora non si sa.
Punto e a capo. Niente nuove, buone nuove, ma non in questo caso. Senza arma del delitto, nulla di certo nelle mani degli inquirenti che brancolano nel buio del giallo Misseri da quel maledetto 26 agosto e sin troppo legati alle altalenanti dichiarazioni del duo Michele-Sabrina, indicatori del rebus italiano per eccellenza.
Non ha evidentemente sortito alcun effetto l’appello della mamma di Sarah, la signora Concetta, stanca del ruolo di comparsa della figlia quindicenne rivolto alla sua ex famiglia di parlare chiaro, svuotando il sacco una volta per tutte.
Questo mentre sono in atto gli esami ulteriori fatti su quanto è stato prelevato dai Ris in casa Misseri il 14 febbraio su iniziativa degli avvocati e dei periti della parte lesa al seguito del generale Garofano, che ipotizzano l’uccisione della ragazzina in casa e non nel garage degli orrori, successivamente trasportata lì per sbarazzarsi meglio del corpo, con Sabrina impegnata in quella imponente opera di depistaggio da subito, con Mariangela Spagnoletti con il fiato sul collo.
Tutta la verità giace in una porta, che metterebbe in collegamento i due ambienti, nonostante da più parti si levi il grido “non fatevi illusioni, è passato troppo tempo”. Insomma non ci resta che aspettare. In fondo il vecchio adagio insegna che “chi l’ha dura la vince, che la pazienza è la virtù dei forti, che la speranza è sempre l’ultima a morire”.
Sarà, ma per il momento accontentiamoci: per noi il giallo continua.
Mimmo Palummieri