La tutela della salute prioritaria rispetto al posto di lavoro
«Non siamo per la chiusura dell’Ilva. Noi chiediamo che l’Ilva e gli altri grandi poli industriali di Taranto rispettino rigorosamente le norme sull’emissione di diossina e delle altre sostanze inquinanti. Solo qualora l’Ilva o un’altra azienda non volesse uniformarsi a quelle che sono le leggi, allora chiederemo la sua chiusura. La salute viene prima del posto di lavoro».
Rosella Balestra e Dorothy Nesca, entrambe rappresentanti del comitato ambientalista “Donne per Taranto”, hanno incontrato, nei giorni scorsi, un gruppo di studenti dell’Itis “Del Prete” di Sava.
Nel corso dell’incontro, previsto nell’ambito del laboratorio di giornalismo di questo istituto, le due donne tarantine hanno innanzitutto illustrato i motivi della scelta di far nascere un nuovo movimento ambientalista tutto … rosa.
«Siamo scese in campo per tutelare i nostri figli» hanno spiegato Rosella e Dorothy. «Abbiamo già visto tanti bambini alle prese con patologie derivanti dall’inquinamento. Noi vogliamo essere delle “eco-sentinelle”. Perché un comitato di sole donne? Crediamo che le donne abbiano una sensibilità diversa rispetto agli uomini, con un senso di protezione verso i propri figli diverso (non maggiore) degli uomini. Siamo sicuramente più tenaci».
Il comitato “Donne per Taranto” è in frequente contatto con un analogo gruppo ambientalista di Cornigliano, una frazione di Genova.
«Vogliamo ripetere il loro percorso, che è stato vincente: sono riuscite ad ottenere l’indagine epidemiologica, i cui risultati hanno dimostrato il legame dell’inquinamento con le morti per tumore» ha ricordato Rosella Balestra. «Da quell’indagine emerse che le morti di donne per tumore a Cornigliano era superiore del 55% rispetto al resto di Genova, mentre quelle degli uomini era del 23% rispetto alla città capoluogo. Grazie a questa indagine epidemiologica, il giudice Papillo, nel 2001, dispose la chiusura dalla cokeria. “La preminente rilevanza del bene-salute - oggetto di riconoscimento incondizionato da parte dell’art. 32 della Costituzione - fa sì che il bilanciamento di interessi tra le esigenze sociali e produttive, da una parte, e le esigenze di tutela dei beni messi in pericolo dalla prosecuzione dell’attività industriale, dall’altra, vada compiuto a favore delle primarie esigenze di tutela della salute della collettività residente nel quartiere di Cornigliano” stabilì quel giudice. Ci sembra allora paradossale che nella nostra terra, in cui risiede l’acciaieria più grande d’Italia, dove insieme ad essa persistono altre industrie altamente inquinanti, dove i valori di emissioni dannosi e spesso cancerogene superano molto spesso i limiti consentiti per legge, ancora non sia stata fatta una mappatura precisa delle malattie. Sappiamo molto bene che Cornigliano per tanti versi rappresenta un terra simile alla nostra, a causa di una acciaieria obsoleta che persisteva vicinissima alle abitazioni. In quel centro, però, si è riusciti a rimuovere la fonte dell’inquinamento…».