Ora sostiene che è stato solo lui a commettere l’omicidio
Una nuova versione, messa nero su bianco in una lettera datata 16 febbraio e consegnata al suo avvocato, Francesco De Cristofaro. Michele Misseri si riprende la scena nel giallo che ruota attorno all'omicidio della nipotina Sarah Scazzi, e lo fa cambiando - ancora una volta - le carte in tavola ed attribuendosi tutta la responsabilità del delitto. Zio Michele avrebbe ucciso la quindicenne di Avetrana sull'onda di un moto di rabbia, o almeno è questo che scrive una lettera spedita alla figlia Sabrina della quale ieri sono trapelati alcuni contenuti. Era arrabbiato, Michele, per i problemi che stava avendo nell'avviare il motore del trattore. Sarah avrebbe raggiunto lo zio nel garage, gli avrebbe chiesto cosa stesse accadendo, e lui le avrebbe risposto con un "lasciami perdere". La ragazzina, però - racconta Michele Misseri - avrebbe insistito e lui, accecato dall'ira, l'avrebbe strangolata lì, in garage, con una corda.
Una versione dei fatti che coincide con un altro racconto, quello di Cosima Serrano, la moglie di Misseri. In un'intervista, la sorella di Concetta Serrano, mamma di Sarah, sembra aver anticipato i contenuti della lettera, spiegando che proprio il marito le avrebbe detto quanto ha scritto al suo legale. Insomma, a distanza di mesi da quel 26 agosto in cui la quindicenna è stata uccisa e gettata nell'ormai famigerato pozzo di contrada Mosca, i contorni del delitto rimangono ancora tutti da inquadrare.
E la giornata di ieri ha fatto segnare sviluppi importanti anche sul fronte investigativo. I carabinieri hanno posto sotto sequestro i due compressori presenti nel garage di casa Misseri, in via Grazia Deledda. Una mossa a sorpresa, quella eseguita dai militari su input della Procura della Repubblica di Taranto.
Mesi fa, in un'altra delle sue lettere dal carcere, era stato lo stesso Misseri a scrivere di un compressore sul quale Sarah sarebbe caduta, battendo la testa dopo essere stata strangolata. Il decreto di sequestro riguardava un compressore, del quale era stata già accertata dagli investigatori la presenza in precedenti ispezioni nel garage. Ma i carabinieri si sono trovati di fronte a due compressori, e hanno portato via entrambi i macchinari che ora sono nella disponibilità dei carabinieri nel deposito di Manduria, dove si trova anche la Seat Marbella rossa della famiglia Misseri. Resta ancora da valutare se i necessari accertamenti tecnico-scientifici verranno eseguiti a Taranto oppure se i due compressori saranno inviati al Ris di Roma.