Un futuro pronto ad essere riconquistato
Venerdì scorso, ciò che è accaduto nella nostra Manduria è stata la dimostrazione del fatto che qualcosa è cambiato, a partire dalle teste e dagli animi di ogni singolo studente dei licei classico e scientifico, e dell’istituto tecnico Einaudi.
A partire dalle nove del mattino circa, un grandissimo numero di studenti (seicento circa) si è radunato in via Paolo Borsellino da dove ha avuto inizio il corteo. Una fila immensa di ragazzi ha manifestato lungo le vie principali del nostro paese, intonando vari cori contro questo governo che ci tiene in pugno, tentando di distruggerci un futuro leale e giusto a cui abbiamo diritto.
I cori erano urlati, sentiti profondamente, segno di una ribellione che sta incominciando, come non se ne vedevano da tempo, soprattutto nel nostro paese, Manduria, che è sempre stata poco partecipe e attiva a manifestazioni di tale genere. Il motivo, non si sa.
Forse i manduriani non ci han mai creduto veramente in questo possibile cambiamento. Forse si son sempre sentiti troppo poco numerosi o troppo distanti da quelle che sono le grandi città dalle quali è sempre nata l’iniziativa; ma, qualunque sia stato il motivo che ci ha limitati per troppo tempo a questa sorta di passività, venerdì per la prima volta nessuno si è sentito troppo piccolo, o escluso, debole o, soprattutto, insignificante.
Tutti si son sentiti chiamati in causa, a partire dagli studenti stessi, ai quali si son poi aggiunti, strada facendo, il resto dei cittadini manduriani che incitava il corteo, rendendosi partecipi.
Il governo affronta in modo iniquo la crisi che questo paese sta vivendo, dalla quale si sta cercando di uscire. I debiti dell’Italia sono tanti ed è giusto che vengano risanati. E’ impensabile però il fatto che tali debiti debbano ricadere esclusivamente sulle spalle di noi lavoratori, di noi studenti vittime di un futuro che stanno cercando di distruggere, tagliando i fondi strettamente necessari per le scuole, le università, lasciando intatti, invece, gli stipendi esorbitanti dei nostri “onorevoli”.
Per queste palesi ragioni noi siamo stufi e arrabbiati; venerdì abbiamo incominciato ed ora non ci fermeremo. Ognuno di noi crede in questa causa, e proprio per questo ogni singolo studente e cittadino resterà unito, dando origine a un uragano di speranza pronto a distruggere ogni azione infamante, ogni ingiustizia, ogni abuso riuscendo a rendere, una volta per tutte, ogni cosa di nuovo limpida e chiara.
Non abbiamo avuto paura, come abbiamo dimostrato nel momento esatto in cui, giunti in piazza a manifestare contro coloro che sono indagati, abbiamo poi deciso di occuparlo per una ventina di minuti circa, intonando cori che venivano accolti da tutti coloro che la pensavano come noi, cori forse anche troppo buoni, contro gente che non merita neppure di essere nostri concittadini per quello che hanno fatto, per il motivo per il quale sono stati indagati, facendo fare una pessima figura al nostro amato paese: mafia.
“Via i mafiosi dal municipio!” Si gridava e si griderà. Si griderà.
Non siamo da meno confrontandoci a una Roma, a una Milano, una Firenze.
Come diceva qualcuno, “il futuro non è più quello di una volta”? Si, sarà certamente così, per ora. Ma noi ce lo riprenderemo, questo futuro, perchè abbiamo intenzione e coraggio. Perchè ci crediamo. Perchè è nostro diritto. E perchè, come diceva chissà chi, i diritti non si meritano. Si conquistano.
Chiara Elena D’Ostuni