Quando anche i servizi più essenziali incrinano l’immagine della città
L’autunno, si sa, è tempo di bilanci relativi agli avvenimenti e agli eventi che hanno caratterizzato la stagione estiva appena trascorsa. Di certo spunti non mancano e potrebbero riguardare una infinità di argomenti scottanti! Ma, rinunciando alla tentazione di affrontare questioni di “cruciale importanza”, voglio riferire di due piccoli episodi dei quali sono stato purtroppo costernato testimone. Piccoli, però emblematici e fortemente indicativi di come sappiamo o, meglio, non sappiamo, organizzare e curare il nostro territorio e la nostra immagine. Episodi, ritengo, più stimolanti ed eloquenti di qualsiasi, dotto discorso astratto !
Ma passiamo ai fatti:
-lunedì 13 agosto una mia ospite, aveva necessità di raggiungere Taranto.
Nonostante la mia disponibilità e le mie insistenze, volle sollevarmi dal disagio di portarla a destinazione con la mia auto privata.
– A cosa servono i mezzi di trasporto pubblico?- mi disse, manifestando una mentalità ben diversa da quella consueta dalle nostre parti e grande fiducia nell’efficienza dei mezzi pubblici. Ci recammo ad un bar del centro per l’acquisto del biglietto relativo e l’esercente ci informò che la prima corsa utile ci sarebbe stata alle ore alle ore 18,30, con fermata al piazzale S. Antonio e in Viale Piceno, all’altezza del tribunale. Con congruo anticipo eravamo alla fermata di Viale Piceno e restammo in paziente attesa. Presto si aggiunsero a noi altre due signore e la conversazione che si istaurò servì a far passare velocemente il tempo. Arrivarono le 18,30, poi le 18,45, poi le 19,00, ma dell’autobus neanche l’ombra! Preoccupati ci recammo alla stazione ferroviaria Sud –Est ( stessa compagnia, quindi!) sperando di avere lumi, ma l’addetto allo sportello non seppe darci altre informazioni se non quelle di indicarci, su un manifesto, un numero verde e fornirci il numero dell’ufficio movimento, o qualcosa del genere, di Taranto. Risultato? La risposta registrata ci informò che il numero verde era attivo solo sino alle ore 17 e il telefono dell’altro ufficio squillava, ma nessuno rispondeva! Allora ritornammo al bar del centro per avere qualche spiegazione e l’orario di altre eventuali corse. La signora, dopo aver consultato il prontuario, confermò la correttezza dell’informazione dataci e aggiunse che comunque la corsa successiva ci sarebbe stata alle 19,45. Dopo tutti i giri effettuati, rischiavamo, ora, di non arrivare in tempo! Quindi, ritornammo velocemente verso viale Piceno col pericolo di multe o di incidente! Finalmente più o meno in orario ecco l’agognato autobus!
– Alla richiesta di spiegazioni sulla mancata precedente corsa, l’autista, serafico, anzi, ci sembrò, con aria di compatimento, come se il disagio fosse da attribuire a nostra colpa o nostra dabbenaggine, rispondeva:
- Ma quella corsa è stata soppressa!
E’ del tutto evidente che a voler essere buoni c’è perlomeno da addebitare a qualcuno un grave ,colpevole difetto di informazione!
E’ questo il modo di trattare l’utente? E’ così che si vuole incrementare l’uso del trasporto pubblico? E poi, non sarebbe doveroso per l’azienda porre nei punti di fermata, al posto di quella targhetta insignificante “ Fermata linee extraurbane”, un cartello con gli orari di tutte le corse aggiornati e in evidenza? Lascio a voi altre, eventuali valutazioni del caso.
Secondo episodio. Qualche giorno dopo, in Piazza Garibaldi.
Una famigliola: padre, madre con prole al seguito e bagagli vari, sotto il sole cocente , intorno alle ore 13 ! chiede affannosamente informazioni :
- Via Maruggio, la fermata del pullman per San Pietro?
Dall’espressione degli interpellati capiscono che il raggiungimento della meta costerà un supplemento non indifferente di fatica! Intanto sopraggiunge un’altra signora anche lei ben carica di pacchi, ma molto determinata ed intraprendente:
- Venite ,venite, ma affrettiamoci ! La conosco io la strada.
E il gruppo scompare caracollando alla curva che dà su via per Maruggio. Scene fantozziane esilaranti nelle finzioni sceniche, ma tragiche e da vergognarsi, come manduriani, quando sono reali.
Questi sventurati avevano scelto il treno per raggiungere Manduria, forse, informati (male!) che un autobus li avrebbe portati facilmente al mare.
Per favore non mi si dica che questi a fronte degli enormi problemi che ci attanagliano sono fatti trascurabili. Non sono certo da liquidare con atteggiamenti di inaccettabile superficialità episodi che intaccano la dignità e diritti sacrosanti dei cittadini! Questi due episodi sono la testimonianza di come noi facciamo di tutto per rendere complicata e sgradevole la vita ai turisti e ai concittadini anche quando basterebbe un pizzico di programmazione ,di professionalità e di rispetto per le giuste aspettative degli utenti per diventare più attrattivi e per dare di noi un’immagine meno squalificante ! E’ inconcepibile come non si pensi all’ovvia necessità di coordinare i vari mezzi di trasporto attivi sul territorio accompagnata anche da una puntuale ,diffusa e professionale rete di informazione.
E noi predichiamo della vocazione turistica del nostro paese? Con questi begli esempi di efficienza e di accoglienza? Noi che non sappiamo garantire neanche il minimo dei servizi di base per i locali e per i turisti? Però, però, sappiamo pensare in grande! Pensiamo di costruire addirittura autostrade, per esempio la regionale 8, opera costosa, spropositata per gli scopi che vuole raggiungere, inutile allo sviluppo del territorio, dannosa per i guasti che porterebbe all’ambiente. Quell’opera che vorrebbe velocizzare ed ottimizzare il movimento turistico, mentre non ci preoccupiamo se un semplice viaggio da Manduria a Taranto diventa un’avventura dagli esiti ignoti e uno spostamento dalla locale stazione ferroviaria a S. P. in Bevagna una prova di coraggio e di resistenza fisica ! Non ritengo opportuni altri commenti!
Chi ha la delega, la responsabilità e la competenza istituzionale per intervenire lo faccia rapidamente, iniziando dalle piccole cose, quelle che spesso migliorano sensibilmente la qualità della vita a costo zero, avviando un percorso che ci porti a diventare finalmente un normale paese civile!
Antonio Mazza
Direttivo Archeoclub d’Italia