Il nuovo allarme lanciato dai Verdi
«E’ sempre più incombente la minaccia di veder spuntare le trivelle nel mar Jonio: questa volta è la Shell che ha presentato al Ministero la richiesta di autorizzazione ad effettuare saggi miranti ad accertare la presenza di giacimenti di petrolio o gas nelle profondità marine».
I Verdi di Manduria lanciano nuovamente l’allarme sul rischio di danni irreversibili ai fondali e di ulteriore inquinamento del mare.
«E’ opportuno ricordare che in passato più volte i Verdi di Manduria hanno dato l’allarme, invitando a mobilitarsi in difesa del territorio» si legge in una nota dei Verdi. «Il 17 maggio del 2010 i consiglieri comunali De Bartholomaeis e Perrucci, anche alla luce di quanto da poco era accaduto in Louisiana, presentarono una mozione in cui, tra l’altro, si chiedeva al sindaco Tommasino di farsi promotore presso tutti gli altri sindaci dei comuni jonici di un’iniziativa comune, volta a scongiurare il pericolo. La mozione fu bocciata in Consiglio dalla maggioranza di centro-destra.
Oggi rinnoviamo l’appello a manifestare subito, in tutte le forme possibili, attraverso canali istituzionali e non, una netta opposizione a che si inizino le ricerche. Rinviare, sperando nell’esito negativo delle stesse, significa volersi affidare alla sorte, che, in casi come questo, è la più stupida delle opzioni, e significa ignorare che le indagini stesse, per i metodi con cui vengono effettuate, sono estremamente pericolose. Come prima cosa, ci sembra opportuno, entro il 20 gennaio prossimo, sommergere il Ministero dell’Ambiente di osservazioni, che possono essere presentate da tutti i portatori d’interesse, tra i quali le Amministrazioni, le associazioni, i sindacati, gruppi di cittadini».
I Verdi elencano alcune loro obiezioni.
«Il Mediterraneo, chiuso e privo di forti correnti, non è immune dall’inquinamento da idrocarburi: le attività estrattive ed esplorative già ora immettono in esso 300.000 mila tonnellate di petrolio. Quello che eventualmente si nasconde nei suoi abissi è scarso e di cattiva qualità, per cui richiede procedimenti di raffinazione lunghi e altamente inquinanti. Come mai le Compagnie petrolifere lo cercano? Perché le “royalties” che pagherebbero per lo sfruttamento dei giacimenti sono le più basse del mondo» argomentano i Verdi. «Alcun tecniche utilizzate per le ricerche, come “l’air-gun”, provocano danni non ancora esattamente quantificati alla fauna marina: per questo le marinerie di Gallipoli e Porto Cesareo sono già in allarme. Il fenomeno dei cetacei che si spiaggiarono qualche anno fa nel Golfo di Manfredonia ha probabilmente origine dal disorientamento provocato in loro da queste tecniche.
Nei prossimi giorni, solleciteremo il Commissario prefettizio ad inviare valutazioni di questo tenore al Ministero dell’Ambiente e ai competenti uffici regionali; invitiamo tutte le altre forze politiche a fare altrettanto.
Infine, per amore di verità, vogliamo accennare al fatto che il Governo regionale, mentre ha meritoriamente appoggiato le proteste contro le trivelle in Adriatico, avrebbe invece dato mano libera alle compagnie petrolifere per effettuare ricerche in numerosi siti di terraferma della nostra regione, tra cui Manduria. Se qualcuno pensa che questo sia un bene, si informi sul caso Ferrandina».