venerdì 29 novembre 2024


03/01/2013 19:26:51 - Manduria - Attualità

Tutti contrari, ad eccezione di Leonardo Moccia

 
Un territorio, vocato alla vitivinicoltura e all’olivicoltura, che sarebbe “ferito” dalle 63 mega-torri che sorgerebbero accanto all’alberello di Primitivo o agli ulivi secolari. Scalfendo l’impatto emozionale fondamentale nel marketing dei produttori locali, che abbinano la qualità alle bellezze del territorio.
Progetto respinto dagli operatori del settore, che temono di veder così svanire, in un colpo solo, i sacrifici che diverse generazioni hanno compiuto negli ultimi decenni.
«Non ho niente contro l’eolico, che è sempre preferibile al nucleare o al carbone» afferma Fulvio Filo Schiavoni, presidente del Consorzio Produttori Vini, ma anche imprenditore del settore. «Per queste torri, però, vanno scelti dei territori in cui l’impatto è minimo. Non si possono ubicare nelle aree che rappresentano il cuore dei vigneti di Primitivo doc e docg. Terreni fertili, il cui impatto visivo delle torri stravolgerebbe il panorama. Oggi il vino si vende in una sorta di abbinamento con il territorio. Vi immaginate un buyer che arriva a Manduria e trova, invece di un vigneto sul declivio, delle gigantesche eliche? Oltre alle torri, sarà necessario realizzare le strade per far arrivare i camion nei luoghi prescelti. Sarebbe un duro colpo per tutta l’economia. Un esempio: i tre consorzi pubblici garantiscono ai propri soci entrate annuali che si aggirano fra i 10 e i 12 milioni di euro ogni anno. Le torri eoliche, invece, garantirebbero profitti solo alle aziende che ci sono dietro ai progetti».
Il presidente del Consorzio Vini chiude in suo intervento con una provocazione?
«Perché non installano le torri eoliche sulle Dolomiti? Oppure nella terra del Chianti e del Brunello? O ancora a Taormina e Capri?».
Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Tonino Brunetti, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.
«Spero prevalga il buon senso» è il suo auspicio. «Sia come presidente del Consorzio di Tutela, sia come semplice produttore, sono estremamente contrario a questi progetti, che deturperebbero l’immagine del territorio, legata a doppia mandata alla qualità del vino. Con tutte le torri che si vorrebbero impiantare nel nostro territorio, l’economia agricola sarebbe a serio rischio di sopravvivenza. Occorre invece percorrere un’altra strada: quella di consentire ai nostri figli di continuare il percorso da noi tracciato in questo settore».
Anche un operatore culturale di Manduria, Omar Di Monopoli, autore della fortunata trilogia di romanzi-western, esprime la propria incredulità sul nuovo rischio che incombe sulla città.
«Questa è l’ennesima conferma con il nostro territorio è abbandonato a se stesso» è l’amara constatazione dello scrittore manduriano, che fa riferimento alle altre vertenze che hanno martoriato questa zona: lo scarico a mare del depuratore, il sopralzo della discarica in cui confluiscono i rifiuti di una ventina di comuni della provincia di Taranto e il depotenziamento dell’ospedale “Giannuzzi”. «Occorre rimboccarsi le maniche e agire. La gente è indignata, ma è difficile fare sistema. A volte c’è qualcuno che cerca di aggregare i cittadini, ma poi si finisce sempre col guardarsi in cagnesco. Ho trascorso le festività con imprenditori e operatori della cultura. Tutti concordano sul fatto che non ci si sente più rappresentati dalla politica, il cui credito, in questa fase, è ai minimi termini. Ma c’è la necessità di far nascere dei movimenti di opinione, magari attorno a chi ha più autorevolezza. Per poi aprirsi all’esterno».
In città, però, c’è anche chi è favorevole al progetto delle torri eoliche. E’ Leonardo Moccia, rappresentante di una organizzazione professionale agricola (la Confagricoltura) e consigliere comunale uscente.
«Si tratta di energia pulita, che produce un reddito integrativo per gli agricoltori, il cui comparto è notoriamente in difficoltà» sostiene Moccia. «Le torri eoliche non deturpano l’ambiente, né rovinano l’agricoltura o inquinano. L’area che occupano per ogni azienda agricola è limitata (al contrario dei pannelli solari) e possono coesistere (come è stato già dimostrato), con la zootecnia, con i vigneti e gli uliveti».










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