L’intervento dell’associazione “Manduria Migliore”
«Fino a quando lo Stato riterrà i suoi cittadini (che in massima parte, vale la pena ricordarlo, sono brave persone rispettose della legge) come dei nemici da combattere o, nel migliore dei casi, delle pecore da tosare non potrà certo pretendere da questi ultimi un rispetto a senso unico».
La vicenda degli avvisi di accertamento sul tributo Ici relativo al 2007 genera delle riflessioni anche sul rapporto fra cittadini e amministrazioni. Ad intervenire è l’associazione “Manduria Migliore”.
«Le apparenti motivazioni degli errati calcoli effettuati sarebbero infatti da ricondurre, secondo le prime notizie, ad obsoleti dati catastali in mano all’azienda, ma ciò, sempre venga confermato, ci porta alla prima domanda: come mai tutte le rettifiche sono “casualmente” a favore dell’Amministrazione (e quindi del concessionario)? Possibile che nessun contribuente abbia versato erroneamente dei tributi in eccesso?» si chiede l’associazione “Manduria Migliore”. «In uno stato di diritto quale l’Italia ambisce ad essere lo Stato ed il cittadino non dovrebbero essere avversari, ma due entità profondamente legate da rapporti sì determinati in relazione alle leggi, ma anche in base alla fiducia che l’uno necessariamente dovrebbe riporre nella buona fede dell’altro. Come è ormai sotto gli occhi di tutti la fiducia degli italiani nelle Amministrazioni pubbliche di ogni livello è prossima allo zero, ma ciò che ci siamo chiesti è: da cosa dipende?
La corruzione dilagante? Sicuramente. La pervicacia con la quale i nostri “rappresentanti” difendono i loro privilegi? Anche.
Una componente di questa sfiducia a nostro avviso pone però le proprie radici proprio nel modo in cui le Amministrazioni si rapportano ai cittadini. Se infatti lo Stato e tutti gli enti ad esso sottoposti applicano leggi e regolamenti alla lettera e procedono, come è giusto, anche con atti forzosi al recupero di quanto dovuto, si ha l’impressione infatti non mettano in atto la medesima solerzia nell’accertare ed onorare i diritti dei cittadini, anche quando questi derivino da dati evidenti e facilmente verificabili.
Nel sistema fiscale italiano esiste infatti il cosiddetto “ravvedimento operoso”, strumento mediante il quale un contribuente che si accorga di aver fatto un errore in buona fede nel versare i tributi dovuti può adempiere anche in seguito pagando quote relativamente basse di interessi e sanzioni. Il concetto però non vale nel senso opposto e le Amministrazioni non solo non sono tenute a valutare l’eventuale tributo pagato in eccesso».