venerdì 29 novembre 2024


11/03/2013 09:48:27 - Manduria - Attualità

Verso una conferenza di servizi nella quale si verificherà la fattibilità del progetto per il riuso a fini irrigui delle acque sanificate

 
Due incontri (con i 14 comuni che hanno deliberato l’opposizione allo scarico a mare del depuratore, compreso quello di Latiano che si è espresso nei giorni scorsi, il primo; e quello che gli enti istituzionali preposti, il comitato “No scarico a mare” di Manduria e l’Arneo, il secondo), come tappe di avvicinamento ad una conferenza dei servizi che dovrebbe tenersi a breve in Regione, probabilmente prima di Pasqua, in cui esaminare con cognizione di causa il progetto che prevede il riuso a fini irrigui delle acque sanificate.
E’ l’impegno assunto dal consigliere regionale Domenico Pentassuglia, nella sua veste di presidente della Commissione Ambiente della Regione, al termine del dibattito di ieri mattina, in Fiera, sulla vertenza, in atto ormai da anni, sul recapito finale del depuratore. Dibattito promosso dal comitato “No scarico a mare”, al quale, così come lo scorso anno, ha partecipato solo Pentassuglia in rappresentanza di un ente, la Regione, che sinora si è dimostrata sorda alle istanze di un territorio così vasto.
«Noi siamo a favore dello sviluppo sostenibile del territorio, che presuppone, quindi, la riconversione ecologica dell’economia» ha affermato, in apertura del dibattito, Liliana Digiacomo, presidente del comitato “No scarico a mare”. «Continueremo a batterci contro l’ipotesi di scarico a mare delle acque del depuratore, proponendo, in alternativa, altre valide soluzioni. Grazie alla disponibilità e all’impegno del consigliere Pentassuglia, stiamo percorrendo una strada che potrebbe risultare proficua».
La strada alternativa è quella del riuso a fini irrigui delle acque. Ma servirebbe dapprima capire quale ruolo potrebbe giocare l’ente di irrigazione Arneo con i suoi impianti già esistenti. Ente che, pur convocato più volte, sinora si è sempre sottratto ai confronti. Poi occorre creare degli invasi ove stoccare le acque nei periodi piovosi e, soprattutto, ottenere la deroga dal Ministero dell’Ambiente per scaricare nei pozzi sperdenti (e non in falda) la quantità di acqua che, in determinati periodi, dovesse risultare in surplus.
«Il depuratore produrrà un milione e 700mila metri cubi di acqua ogni anno» ha fatto notare il docente universitario Mario Del Prete. «Sarebbe una follia gettarla in mare, soprattutto in una zona, come quella di Manduria, che è a rischio di desertificazione. Inoltre la contaminazione salina del sottosuolo è ormai arrivata a tre chilometri dall’abitato di Manduria. L’acqua eccedente ai fini irrigui, quindi, potrebbe costituire una barriera a questo processo di salinificazione della falda.
Se fosse scaricata in mare, creerebbe, al contrario, un processo di eutrofizzazione, con la crescita notevolissima di alghe. Inoltre l’ambiente marino diventerebbe anossico, compromettendo la sopravvivenza degli organismi viventi».
E’ poi intervenuto un altro docente universitario, Angelo Caliandro, che ha illustrato una prima ipotesi di progetto irriguo: con l’acqua prodotta dal depuratore, si potrebbero irrigare non meno di 900 ettari.
Infine il consigliere Pentassuglia ha assunto pubblicamente l’impegno di convocare prima i comuni e poi gli enti (intorno al 20 marzo), per proseguire un iter che porterà alla formulazione di un progetto alternativo.
Al dibattito ha partecipato anche il commissario straordinario Aldo Lombardo.










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