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13/03/2013 19:29:34 - Manduria - Attualità

Pochi gli espositori manduriani presenti. Scarsa la presenza di produttori vinicoli e nessun’area dedicata ai beni archeologici e naturalistici

 
Affluenza enorme di visitatori per la Fiera Pessima edizione 2013. Le giornate primaverili, che hanno caratterizzato la rassegna a dispetto della tradizione meteorologica sfavorevole, hanno favorito il successo in termini di presenze.
Ma nel consuntivo della rassegna manduriana, che è terminata ieri, non si possono sottacere altri dati che dovrebbero indurre alla riflessione: crescita degli spazi espositivi rimasti vuoti (alcuni dei quali poi assegnati ad associazioni no profit, le quali, a differenza del passato, erano un po’ sparse fra i vari padiglioni), diminuzioni di operatori commerciali manduriani, preoccupante assenza dei produttori vinicoli di Manduria (in particolare quelli privati) e della zona, nonché degli operatori del mondo dell’artigianato.
Anno dopo anno, la Fiera ha praticamente perso quella che era la propria caratteristica: vetrina dei prodotti del mondo agricolo e artigianale, ovvero degli assi portanti dell’economica locale. Da quando il Comune ha deciso di modificare l’organizzazione dell’evento (nessuna spesa a carico dell’ente civico, che delega al privato l’onore e l’onere di occuparsi di padiglioni ed espositori), è iniziata a crescere la presenza di espositori di settori poco attinenti a quella che dovrebbe essere la tipicità di questa rassegna. Il privato, chiaramente, deve essere attento a far quadrare i conti e, pertanto, in un momento di crisi economica acuta, non può selezionare gli espositori, privilegiando la qualità. Dovrebbe essere il Comune a modificare i criteri dell’organizzazione, magari investendo di più in questa Fiera.
«La grande platea di gente che ha visitato quest’anno la fiera avrebbe meritato ben altro» è la convinzione di Beppe Lima, operatore manduriano che per oltre 15 anni ha organizzato, con professionalità, il padiglione dedicato agli sposi. «Così com’è ora la formula, l’organizzatore non può che rastrellare il maggior numero di espositori, altrimenti non rientra nella spese. Dovrebbe invece essere il Comune a indicare dei precisi criteri da rispettare per la individuazione degli operatori che dovrebbero partecipare alla Fiera, così come dovrebbe poi vigilare anche nell’organizzazione dei padiglioni, che deve avvenire con maggiore razionalità. Ci vorrebbe, magari già dalla prossima edizione, un’Amministrazione che segua più da vicino questa rassegna e che magari affidi parte della gestione ad operatori locali, che hanno più a cuore la sua riuscita».
Dopo un periodo di grande crescita qualitativa, la Fiera avrebbe ora bisogno di un profondo restyling. Senza nulla togliere al partner privato che la organizza a livello strutturale (anche quest’anno, con merito e senza nessuna pecca), è il ruolo del Comune che dovrebbe cambiare.
La Fiera deve ritornare a porre in vetrina i prodotti più importanti dell’economia locale. Anno dopo anno, al contrario, i produttori vitivinicoli tendono sempre più a snobbare la rassegna: non partecipano i privati e quest’anno si è notata qualche assenza anche fra i produttori riuniti in cooperativa.
Bisognerebbe ritornare a puntare sull’artigianato, settore che vanta maestranze di altissima professionalità, che però non partecipano più alla rassegna.
Nessuna traccia, poi, degli operatori locali del settore del turismo. Così come continuano a mancare aree destinate alla valorizzazione dell’enorme patrimonio archeologico e ambientalistico della città. Perché non si pensa, ad esempio, ad uno stand con i reperti archeologici venuti alla luce dai tanti scavi effettuati a Manduria?
Perché tutte queste assenze? Sono da ricollegare solo alla crisi economica che induce a “tagliare” le spese? Oppure non si crede più in una formula che, a nostro avviso, è diventata antiquata?










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