Tavole devozionali e falò in diversi centri della zona
Ogni anno, in alcuni Comuni del territorio del Gal, si ripetono gli antichissimi festeggiamenti in onore del Santo protettore dei falegnami e che coincidono con l’equinozio di primavera ed i riti ancestrali di purificazione agraria. I riti, fra sacro e profano, sono molto simili in tutto il Salento e consistono nel falò della sera del 18 marzo e le Tavole di San Giuseppe a mezzogiorno del 19 accompagnati dalle processioni dei fedeli con la benedizione del Santo alle tavolate ed al falò in Suo onore.
Le Tavole di San Giuseppe - che in passato erano offerte dalle famiglie in favore dei poveri e per devozione a San Giuseppe - sono tuttora allestite dalle famiglie, scuole ed organizzazioni locali per conservare la tradizione ed offerte gratuitamente alla popolazione locale, dei paesi limitrofi ed ai turisti.
Nei Comuni di Avetrana, Sava, Erchie e San Marzano di San Giuseppe le tavole di San Giuseppe (che in questi ultimi due paesi si chiamano mattre) vengono degustate a mezzogiorno del 19 marzo mentre a Lizzano dalle 19.00 del 18 marzo ed a Fragagnano la settimana precedente.
Le tavole, pur con piccole differenze fra un paese e l’altro, sono in genere composte da un assortimento di 13 piatti tipici della tradizione contadina: tria (ossia tagliatelle) condite con mollica di pane fritto (ed in alcuni casi uvetta) oppure abbinate a legumi (fave, ceci) o miele o cipolla fritta; pettuli (frittelle di pasta lievitata) con baccalà, cavolfiori o ampasciuni (una sorta di cipollotti selvatici), pesce fritto e baccalà; zeppole (ciambelle guarnite con crema pasticciera, al cioccolato ed coronate da un’amarena).
Ad Erchie e San Marzano di San Guseppe i festeggiamenti accolgono ogni anno migliaia di persone che accorrono per assistere al falò del 18 ed alle mattre del 19.
A San Marzano di San Giuseppe la festa nasce nel 1866 e si caratterizza, oltre che per le mattre, per la suggestiva processione delle fascine che avviene la vigilia (il 18 marzo) dalle ore 15 alle 24 una carovana composta da circa 50 carretti con cavalli finemente bardati a cui si aggiungono più di 3.000 persone che trasportano fascine di legna e tralci di potatura per le vie del paese fino a giungere in periferia dove viene allestito il falò “Zjarre Madhe” (in Arbereshe, ossia l’antica lingua di origine albanese che si parla nel paese, significa Fuoco Grande) che è considerato il più antico e grande d’Italia tanto da superare la famosa “Focara di Novoli”. Il momento più suggestivo è rappresentato dal cavallo che, in segno di devozione, si inginocchia davanti a San Giuseppe (intorno alle 16 / 17 davanti alla Chiesa Matrice San Carlo Borromeo).
Ad Erchie, i festeggiamenti in onore di San Giuseppe iniziano alle 20.00 del 18 marzo con l’accensione del falò la cui pira (composta da fronde di ulivo recuperate dalla potatura degli uliveti) compone una sorta di piramide alta 10 metri ed il cui diametro supera i 16 metri.
La serata, che si protrae fino a tardi, quest’anno sarà allietata dalla musica dal vivo dei gruppi “Beddhu Ci Balla” e “Il Gruppo Antico di Villa Castelli”. Tutti gli intervenuti, potranno degustare piatti, dolci tipici e vini locali.
Il giorno successivo (martedì 19), dopo la celebrazione della Santa Messa con la partecipazione del vescovo di Oria, mons. Vincenzo Pisanello, e la benedizione delle mattre durante la processione del Santo, adulti e bambini (che quel giorno fruiscono della chiusura anticipata delle scuole) condividono la gioia delle tavole imbandite con i piatti della tradizione. Della festa resterà il ricordo dell’uccelletto benedetto fatto con acqua e farina e da portare dai propri cari in segno di devozione e protezione del raccolto da tuoni e fulmini.