venerdì 29 novembre 2024


21/03/2013 19:11:44 - Manduria - Attualità

L’amarezza di una donna di Manduria: «Sono sovrappeso, ma non possono farmi sentire cittadina di serie B»

 
Non può sottoporsi ad una risonanza magnetica perché, nella zona, non esiste un macchinario che abbia una ginocchiera metallica la cui circonferenza sia sufficiente ad avvolgere il suo ginocchio.
Protagonista di questa paradossale vicenda è una donna di Manduria che, per tutelare la sua privacy, chiameremo Lucia.
Un po’ più in … carne rispetto alla media delle altre donne, Lucia è incappata in un banale incidente nel mese di novembre.
«Stavo per entrare nella mia auto, quando sono scivolata e mi sono procurata un distacco di rotula e una piccola frattura alla caviglia» racconta Lucia. «La frattura alla caviglia si è ricomposta in poco tempo, mentre il problema alla rotula non è ancora guarito. I dolori persistono».
Essendo dipendente pubblica, Lucia si è recata un po’ di tempo fa all’Inail di Taranto, ente deputato a certificare lo stato di malattia e, di conseguenza, di inabilità momentanea al lavoro.
«Ho fatto presente che i dolori al ginocchio non erano e non sono tuttora passati (sono costretta a camminare con l’ausilio di una stampella) e il dipendente dell’Inail mi ha chiesto, allora, di sottopormi alla risonanza magnetica, affinchè si accertasse la reale entità del problema» aggiunge Lucia.
Da quel giorno è iniziato una sorta di calvario per questa donna di Manduria.
«Mi hanno mandato ad un primo ambulatorio per sottopormi alla risonanza. Sono stata quasi 20 minuti all’interno del macchinario e, dopo che l’esame era terminato, un operatore tecnico mi ha fatto presente che potevano esserci dei problemi per la lettura delle lastre a causa della circonferenza del mio ginocchio, che avrebbe in sostanza impedito il normale esame» prosegue Lucia. «Infatti, il giorno dopo il medico mi ha confermato che non era possibile stilare una diagnosi precisa. Mi hanno allora invitato a recarmi in un centro che disponesse di una ginocchiera metallica di circonferenza più grande».
Uno smacco psicologico di non poco conto per questa donna manduriana. Ma i problemi erano appena iniziati. Lucia si è rivolta al numero verde delle prenotazioni, ma non ha avuto una indicazione certa su un centro in cui poter ottenere la risonanza magnetica necessaria per avere una diagnosi più precisa e, di conseguenza, delle cure più appropriate.
«Mi sono recata anche in un centro di Brindisi, ma nessuno mi dà la certezza che la risonanza dia dei risultati chiari. L’operatrice del numero verde mi ha consigliato di “provare” a recarmi a Matera, per verificare se in quella città siano più attrezzati. Non mi sembra però giusto che io debba percorrere tanti chilometri con il rischio di tornare a mani vuote».
Lucia, che peraltro di professione è un’infermiera, è sconcertata per la situazione che si è venuta a creare.
«E’ vero, sono in sovrappeso. Ma il mio peso (110 chilogrammi) non è così eccezionale: ci sono altre donne e soprattutto tanti altri uomini che pesano più me. Per questo motivo dovremmo sentirci cittadini di serie B che non possono usufruire della tecnologia moderna? Mi sono sentita umiliata, ma non solo perché queste attrezzature non siano state pensate per tutti, ma soprattutto per la mancanza di professionalità e di empatia di molti tecnici. Mi hanno detto l’impossibile, senza neanche sapere il perché io abbia una massa corporea più grande. E allora negli Stati Uniti, Paese in cui quasi tutti sono in carne, nessuno può sottoporsi alla risonanza? Come è possibile che nessuna struttura nella nostra zona sia in grado di eseguire questo esame a persone in sovrappeso?».










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