Gli indimenticabili ricordi dell’incontro con il … Papa della porta accanto
E’ la Puglia a comparire tra i primissimi posti per presenza di gruppi, associazioni e scuole all’udienza consueta del mercoledì con Papa Francesco, provenienti da ogni sua provincia.
In una gremitissima piazza San Pietro, mai come in questo ultimo mese divenuta l’ombelico del mondo, a cui persino il cielo regala un anticipo di bella stagione con i suoi 27° sulla testa dei pellegrini già in tenuta estiva, il globo si concentra sin dall’alba per attendere lui, l’uomo senza precedenti.
Ad attenderlo anche i trentaquattro alunni, più gli insegnanti dell’istituto comprensivo “Michele Greco” di Manduria, tra i primi a ricevere il parere positivo della Curia Vaticana che li ha resi idonei, si fa per dire, all’incontro con il Papa.
Armati di cappellino dal colore improponibile, ma efficace a contenere il gruppo in un unico colpo d’occhio, un verdino fosforescente refrattario a qualsiasi ipotesi di contaminazione con gli altri, al seguito di una guida con la classica bandierina per l’orientamento via terra, previdente nel ritirare i biglietti il giorno prima, tanto per non farsi soffiare il posto all’entrata della blindatissima agorà, i papaboys and girls si tuffano nel mare magnum dei pellegrini alla over the world.
Canada, Stati Uniti, Australia, da ogni dove della Francia, aggregati delle capitali di tutta Europa, gemelli diversi di luoghi dal nome incomprensibile, da navigatore satellitare in tilt per il please not found, sono assiepati all’interno di quel colonnato che sembra abbracciare gli uomini in cammino.
Un’unica religione, un colore mutevole e cangiante, gli idiomi che segnano lo stress fonetico delle preghiere più a portata di bocca per provenienza e ceppo linguistico, misti all’ansia di un occhio che all’altro chiede di scovare, lui, che per tutti è semplicemente Francesco, gli uomini del Papa vanno alla ricerca della loggia del buonasera, delle stanze papali sfitte, del tetto dal comignolo inoccupato, della campana che annunciò urbi et orbi l’avvenuta elezione del nuovo Pontefice.
E mentre si fa l’inventario del vero e del falso, appare lui, il papa della porta accanto, una star che percorre e ripercorre, torna e ritorna tra i fedeli dal numero imprecisato, calcolato tra i 50.000 in poi, che tenta di raggiungere ciascuno, nei modi in cui può, osteggiato dagli uomini delle sicurezza che gli dicono di no, proprio non si può. L’emozione è grande! Si ha la certezza che egli esista davvero, come quel palazzo apostolico che ancora mostra i segni dei lavori in corso per la sostituzione dei simboli del precedente inquilino con i nuovi, un passato recente messo nell’angolino delle librerie che mostrano il sold out dei cimeli di Giovanni Paolo II e di Papa Francesco, almeno quanto l’inventario denunci l’eccessiva disponibilità degli articoli di chi vi è stato in mezzo. Molti le fermate di un tour senza fine, causa del ritardo della catechesi del Pontefice, che, regala sorrisi e baci ai piccoli, benedice i novelli sposi, consola i malati, si curva su chi gli tende una mano, cerca di rispondere a quanti lo catturano con uno sguardo e soprattutto svela i segni dell’impazienza tentando di eludere la rigida sorveglianza tanto da divenire l’oggetto delle scommesse del tipo: “Sono pronto a scommettere quel prima o poi verrà in piazza a piedi”.
Ma, un mondo di adulti responsabile non può non dare la precedenza ai giovani , migliaia e dal mondo intero, ringraziati a più riprese, invitati a restare solidi nella fede, a non abbandonare la speranza nell’amore e nel futuro. A loro spetta la chiosa finale della bibliografia dei sentimenti, approssimativa, benché significativa, quando il minuto lessico per classificare le emozioni mal si concilia con la voglia di esprimere la gioia della contentezza.
Felici come alla fine di un concerto rock del proprio mito, i 34 ragazzi stimolati da me, cronista improvvisato, frugano nella propria intimità per il fuori tutto adesso.
A. E. una ragazzina, già impegnata come altri dei suoi compagni nell’attività dei gruppi ecclesiali, sintetizza il giovanissimi pensiero, parlando del Papa con uno slang a metà strada tra il reality e Facebook, parlando del pontefice, come uno a cui tentare di chiedere l’amicizia. “Se solo conoscessi il suo numero di telefonino, magari gliene hanno trovato uno speciale, … mi rivolgo ad un hacker per trovarlo” dice la stessa Alice sognatrice.
Segue, C.G. che nel frattempo ha già paragonato il suo di parroco al Papa, con la lunga serie di appellativi e critiche proprie di un’età senza coloriture intermedie.
“Ma professore allora esiste davvero?”, …..quando ci è passato vicino l’ho riconosciuto, è anche più giovane di quanto appaia in tv”, dice C .E, sorpreso di vederselo passare a distanza ravvicinata.
E poi, nemmeno a dirlo, lo sfondo del cellulare acquista all’improvviso le fattezze del paffutello sorriso di Papa Francesco, forza ragazzi con il bluetooth, internet, e qualsiasi link che possa trasferire in tempo reale quella foto che manca, solo quella.
Che altro dire! Per quanto sicuramente il post udienza ci appaia il più discusso degli argomenti da gruppo con le vesciche ai piedi, emerge da tutti l’unica speranza: “Mi auguro resti sempre così . Speriamo che la Curia non … puntini, puntini, quanto vorrei che … puntini, puntini”.
La paura che questo sia solo un fuoco di paglia e che per effetto abbia quello di un rewind del come eravamo prima di Papa Francesco, la più avvertita, mentre guardando intorno sembra di scorgere il respiro affannoso di una Roma che ce l’ha fatta anche questa volta a restare davvero la caput mundi.
Mimmo Palummieri