Non si trovava un macchinario che avesse una ginocchiera della stessa circonferenza del suo ginocchio
Ha dovuto attendere ben cinque mesi (dal 30 novembre al 30 aprile) e sopportare non poche offese da parte di qualche irriguardoso operatore sanitario prima di potersi sottoporre ad una risonanza magnetica al ginocchio.
La vicenda di Lucia (è un nome di fantasia), una donna di Manduria protagonista, suo malgrado, di una storia paradossale, ha avuto un lieto fine.
«Dopo cinque mesi di ricerche, che mi hanno portato a recarmi sino a Matera, ho trovato, casualmente, una struttura, la Villa Salus di Brindisi, che dispone di un macchinario di risonanza magnetica idoneo ad eseguire l’esame al mio ginocchio, la cui circonferenza è più grande rispetto alla media» annuncia Lucia, peraltro (è quasi il colmo…) anche lei operatrice del settore della sanità. «Ho dovuto optare per la soluzione a pagamento per evitare di dilatare ulteriormente i tempi. Ma ho finalmente la diagnosi: una lesione al crociato di secondo grado».
La disavventura di Lucia è iniziata, cinque mesi fa, a causa di una banale caduta.
«Stavo per entrare nella mia auto, quando sono scivolata e mi sono procurata un distacco di rotula e una piccola frattura alla caviglia» ricorda Lucia. «La frattura alla caviglia si è ricomposta in poco tempo, mentre i dolori alla rotula persistono».
Essendo dipendente pubblica, Lucia si è recata un po’ di tempo fa all’Inail di Taranto, ente deputato a certificare lo stato di malattia e, di conseguenza, di inabilità momentanea al lavoro.
«Ho fatto presente che i dolori al ginocchio non erano e non sono tuttora passati (sono costretta a camminare con l’ausilio di una stampella) e il dipendente dell’Inail mi ha chiesto, allora, di sottopormi alla risonanza magnetica, affinchè si accertasse la reale entità del problema» aggiunge Lucia.
Da allora è iniziato il calvario per questa donna, un po’ più in … carne rispetto alla media: non trovava nessun centro che avesse una bobina (questo il termine tecnico della ginocchiera metallica) della risonanza magnetica adeguata al suo ginocchio.
«E’ vero, peso 110 chilogrammi, ma non credo che io rappresenti una caso eccezionale: ci sono altre donne e soprattutto tanti altri uomini che pesano più me» ci aveva detto, sconsolata, Lucia. «In alcune strutture mi hanno anche offeso, deridendomi per la mia massa corporea, senza neppure conoscere i motivi del mio sovrappeso».
Neppure al centralino delle prenotazioni hanno saputo fornire delle indicazioni precise a Lucia, che quindi ha iniziato a contattare, una alla volta, le strutture di Puglia e Basilicata.
«In molti mi hanno risposto che avrei dovuto fare una prova per verificare se la ginocchiera fosse idonea. Avrei dovuto, cioè, girare mezza Puglia e mezza Basilicata, senza sapere se, poi, avrei potuto sottopormi alla risonanza magnetica. Mi sono sentita umiliata, ma non solo perché queste attrezzature non siano state pensate per tutti, ma soprattutto per la mancanza di professionalità e di empatia di molti tecnici».
Nei giorni scorsi, dopo aver dovuto convivere con il dolore della lesione ai crociati per cinque mesi, finalmente l’epilogo positivo alla sua storia.
Ma se, invece di una lesione, si fosse trattato di un male più serio, Lucia, perdendo ben cinque mesi prima di ottenere una diagnosi, avrebbe potuto rischiare la vita.