venerdì 29 novembre 2024


30/05/2013 11:27:49 - Manduria - Attualità

L’incredibile storia che conferma l’indifferenza delle istituzioni verso i beni storici

 
Il proprietario dell’area dalla quale, poco meno di un anno fa, vennero alla luce importanti testimonianze archeologiche vorrebbe tenere a vista le strutture di probabile origine messapica, ma il Comune, ente che dovrebbe valorizzare i beni turistici del proprio territorio, impone la loro copertura.
Manduria si conferma, ancora una volta, la città delle stranezze e delle anomalie. L’episodio in questione è davvero singolare. A raccontarcelo è il proprietario di un terreno di via Chioccia d’Oro, area non molto distante dal parco archeologico delle Mura Messapiche.
«Lo scorso anno, nel corso di alcuni saggi preventivi eseguiti in funzione della posa in opera della rete di metanizzazione, da un mio terreno venne alla luce una struttura funeraria ipogea di età ellenistica» racconta il protagonista della storia, che indicheremo con un nome di fantasia, Gregorio, per proteggere la sua privacy. «Questa struttura, alla quale si accede attraverso dei gradini scavati nella roccia, potrebbe anche essere stata utilizzata, successivamente, come luogo di culto. In epoca romana, poi, considerata anche la pendenza esistente, potrebbe essere servita per raccogliere l’acqua piovana».
In quel periodo si parlò di una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi tempi a Manduria. Dall’area attigua a questo ambiente ipogeo, è infatti emerso anche un comprensorio lavorativo e abitativo del IV secolo avanti Cristo. E’ presente anche una tomba, scavata nella roccia. Purtroppo da tutti questi scavi non sono venuti alla luce reperti o testimonianze dirette della presenza dei Messapi. E’ probabile, quindi, che la zona sia stata scavata in un passato relativamente recente (non per forza da tombaroli professionisti), e che gli autori di tali scavi possano aver sottratto quanto di prezioso l’area avesse conservato nei secoli.
«Ho immediatamente offerto alla Soprintendenza la mia disponibilità a tutelare l’ambiente ipogeo, manifestando anche la disponibilità a farmi carico delle spese necessarie per far rimanere a vista la struttura» afferma Gregorio. «Ho chiesto indicazioni su come procedere, pur di salvaguardare quest’area, che nel frattempo è stata meta di visite di alcune scolaresche. Non solo, quindi, ho accettato di eseguire gli interventi a mie spese, magari con l’aiuto di alcuni sponsor, ma, così facendo, ero consapevole che avrei dovuto rinunciare all’uso di una parte dell’area di mia proprietà. Il mio obiettivo era quello di salvare almeno una delle testimonianze archeologiche della nostra città, che sono all’esterno del parco archeologico delle Mura Messapiche».
Ecco, insomma, un uomo che dimostra una straordinaria sensibilità, che finora è stata latitante in molti amministratori comunali, viste le condizioni del parco archeologico e viste le decisioni di copertura sistematica di tutte le tombe trovate in aree pubbliche.
Ma l’imprevisto è dietro l’angolo. Al Comune arriva un esposto, neppure tanto anonimo, sullo stato di sicurezza dei luoghi. Conseguente è il sopralluogo dei vigili e l’ordinanza a procedere con la copertura.
«In questi giorni di campagna elettorale tutti si affannano a indicare nel turismo come una potenzialità economica da sviluppare a Manduria. Ma la realtà è un’altra: è il Comune che, anche di fronte alla mia disponibilità a farmi carico delle spese, mi impone di richiudere tutte le strutture ipogee venute alla luce…».
Solo la Soprintendenza potrebbe salvare il sito da una fine, purtroppo, comune in una città che stenta a comprendere l’importanza dei beni storici.











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