giovedì 28 novembre 2024


03/07/2013 08:35:09 - Manduria - Attualità

Le difficoltà di questa impresa ai “limiti” e la sua mission

 
«Ancora non ho piena contezza della mia impresa. Non era semplice stabilire questo record del mondo e il tentativo è stato reso ancora più arduo dall’infiltrazione di acqua nella muta. Ci sono riuscito solo grazie al mio cuore e all’aiuto dei tanti amici che non mi hanno mai lasciato solo».
All’indomani del record, Paolo De Vizzi è travolto … dall’ondata di attestazioni di merito e di congratulazioni che stanno arrivando da tutta Italia e, grazie ai social network, anche dall’estero.
«Mi sono giunti complimenti anche da italiani che vivono a New York…» racconta il disabile manduriano. «Sono sommerso da mail, telefonate e messaggi attraverso Facebook. Poi tanti inviti da tutta Italia (in particolare dai responsabili di diving) a partecipare a manifestazioni di vario tipo. Sto toccando con mano, insomma, l’effetto della notorietà: con questo record, tutti i mass media (tv e giornali) hanno parlato di me…».
Paolo racconta le 34 ore e 30 secondi trascorse in mare.
«La prima parte di questo tempo è filata via senza grossi problemi. Ho giocato a dama con i miei amici, ho scorazzato con lo scooter di profondità in mare e ho scattato tantissime foto. Poi, alla diciannovesima ora, c’è stato l’imprevisto: è iniziata a penetrare acqua nella muta. I miei collaboratori mi hanno spiegato che è entrata dal collo. Ciò è stato possibile in quanto, in questi due giorni, ho perso circa un chilo e mezzo. Conseguentemente, la muta non era più attillata come quando sono entrato in acqua. Ho dovuto combattere per 15 ore contro l’ipotermia. Da allora il tempo non passava più: ogni minuto continuavo a guardare l’orologio. Temevo di dovermi arrendere…».
Fondamentale è stata, a quel punto, la collaborazione del suo staff e dei suoi amici sub.
«Mi sono stati accanto e sono stati determinanti per la riuscita dell’impresa. Oltre a quelli che fanno parte del mio gruppo, vorrei ringraziare quattro sub romani (Marco Cesaroni, Giulia Fuffaro, Elena Giampaolino ed Eugenio Buondì), un terapista e due amici baresi (rispettivamente Micola Monno, Massimo Romanazzi e Romeo La Manna). Mi hanno massaggiato tutte le parti del corpo: le gambe, le braccia, la pancia, il viso. Temevo tanto l’ipotermia: provoca la morte all’istante».
Fra i tanti amici che hanno aiutato Paolo a trascorrere le 34 ore in acqua, anche un altro campione del mare.
«E’ stato con me Michele Geraci, campione del mondo di immersione di profondità;: ha toccato quota 218 metri. I suoi consigli mi sono stati utilissimi».
Paolo De Vizzi non perde di vista la sua “mission”.
«Vorrei che questa mia impresa fosse da esempio e da sprone per tanti altri diversamente abili. Mi piacerebbe incontrarli e, dopo aver mostrato loro le immagini delle mie imprese, sollecitarli a riappropriarsi della loro vita. Con la buona volontà, il cuore e la testa, tutti possono riuscirci…».











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