giovedì 28 novembre 2024


24/07/2013 07:05:52 - Manduria - Attualità

I capricci della storia, in margine ad una ricerca d’archivio sulla Salina dei Monaci

 

Nei giorni scorsa si è svolta, presso i cortili del Torrione di Avetrana, la  presentazione al pubblico dell’interessante  volume di P. Scarciglia e L. Schiavoni, intitolato “Cronologia commentata intorno alla questione di Torre Columena”.

Il libro è edito per conto dell’associazione “Terra della Vetrana”, che ha curato l’evento in tutti i suoi aspetti (compreso il gradito aperitivo finale).

In una fresca serata di luglio, dunque, nella cornice particolarmente suggestiva del fortilizio medievale, Scarciglia e Schiavoni hanno proposto al folto pubblico intervenuto i risultati della loro indagine d’archivio sulla “vexata quaestio” del possesso legittimo delle terre site attualmente nella marina di Manduria, tra Specchiarica e Torre Colimena. Siamo stati invitati a prendere parte all’incontro proprio dagli amici dell’associazione “Terra della Vetrana”, Pietro Scarciglia, Luigi Schiavoni e Paola Addabbo. Invito accolto con grande piacere, dal momento che la stessa benemerita associazione  ci aveva invitati, lo scorso 21 aprile, a tenere una conferenza su “Culto e Iconografia di San Biagio di Sebaste” nell’altrettanto significativo contesto  della chiesa Matrice di Avetrana , ospiti del padrone di casa, il gentilissimo don Giovanni Di Mauro, parroco della stessa chiesa.

Orbene, questa meticolosa ricerca d’archivio si inserisce a pieno titolo nell’ambito della piu’ classica pubblicistica di storia locale salentina. Lo scopo delle 87 pagine del volumetto (distribuito tra l’altro a un prezzo estremamente conveniente, che dovrebbe facilitarne una più capillare diffusione, almeno presso la popolazione avetranese) è quello di portare il maggior numero di prove documentarie a sostegno della tesi secondo la quale le terre inglobanti la Salina dei Monaci e la Torre Colimena, attualmente ricadenti in territorio di Manduria, sono appartenute in passato, all’opposto, al “tenimento” di Avetrana, rientrando a tutti gli effetti nella sua giurisdizione, se non da sempre, almeno per buona parte della loro storia documentata.

La ricerca si inserisce  in un filone di lavori consimili prodotti dai ricercatori di Avetrana nel  tempo (si ricorda qui soltanto il volume di M.Spinosa-B.Pezzarossa-P.Scarciglia dal titolo “Relazione per la rideterminazione del territorio di Avetrana, Taranto 1995) e si avvale, in particolare, di un ricco apparato documentario, in gran parte inedito, oltre che della riproduzione fotografica (sempre utile) di molti dei documenti citati.

Come è noto, la “vis polemica” degli amici avetranesi in relazione al problema è stata rinfocolata dall’affermazione di uno storico locale manduriano, il quale ha sostenuto anni orsono, in un articolo giornalistico, che il territorio oggetto di indagine era “da sempre” appartenuto alle pertinenze di Casalnuovo-Manduria.

L’affermazione non è veritiera, dal momento che la fascia territoriale che va da Specchiarica alla Columena non ha storicamente avuto un proprietario fisso. Il territorio in questione, invece, è rientrato, nelle varie epoche per le quali è possibile documentarne la storia (cioè dalla fine del sec. XI alla fine del sec.XIX) , nelle pertinenze di vari proprietari.

Per la Torre anticorsara della Columena, è stata dimostrata, con questo volume, l’appartenenza al “tenimento” di Avetrana nel sec. XVI, dal momento che un documento (riportato anche in copia fotografica) prova che il comune di Avetrana pagava il personale in servizio alla torre. La  Salina dei Monaci, invece, che di quella disputata fascia territoriale rappresenta un po’ il fulcro (per essere stata fonte di ricchezza, nel corso dei secoli, oltre che per Manduria e Avetrana, anche per comunità vicine, come Gallipoli), dopo essere stata donata alla fine del sec. XI dai Re normanni ai monaci benedettini del Monastero di San Lorenzo d’Aversa, è stata verosimilmente proprietà  del comune di Casalnuovo (Manduria), per poi passare al demanio regio al tempo degli Aragonesi (sec. XV) e poi di Carlo V, e quindi rientrare fino all’800 , come hanno ampiamente dimostrato con la loro ricerca Scarciglia e Schiavoni, nel “tenimento” di Avetrana.

Come gli amici avetranesi si sono preoccupati di portare le prove a sostegno dell’appartenenza storica ad Avetrana, così noi, in questa sede, vogliamo riassumere i documenti certi che, integrati a quelli citati nel volume, riconducono in qualche modo la Salina al territorio di  Manduria –Casalnuovo, ripromettendoci di produrre in futuro più ampi riferimenti documentari relativi alla questione.

Siamo costretti purtroppo, in questo caso, a partire da un documento “fantasma”, cioè un documento citato con estrema precisione da storici locali manduriani del passato, che pur dovette esistere, ma che nessuno si è mai preoccupato di produrre concretamente, e che costituisce, a nostro avviso, l’elemento che per eccellenza proverebbe il possesso della Salina da parte di Casalnuovo-Manduria, almeno alla metà del sec. XV.

Si tratta di un diploma, datato in Lecce 8 dicembre 1463, in cui sono elencate le modalità di cessione delle saline di Casalnuovo al demanio regio, cioè alla Corona Aragonese, probabilmente, come suppone lo Jacovelli, per facilitare l’approvazione da parte del sovrano dei capitoli dell’Università, cioè dei diritti e delle consuetudini comunali.

Tale documento, citato dagli storici locali Saracino, Ferrari e Da Lama, al punto tale da precisarne con esattezza la data cronica e quella  topica, a nostro avviso dovette pur esistere, anche se non si è purtroppo conservato nel Libro Rosso della città di Lecce, che a quella data registra uno sconfortante vuoto. Si spera che, in futuro, prima o poi il documento possa saltare fuori, per dare definitivamente forza di prova alle citazioni degli anzidetti storici locali.

Allo stato attuale, comunque, si può con certezza affermare che a cavallo tra i secc. XV e XVI, e precisamente tra il 1498 e il 1526, la Saline furono di proprietà regia, prima aragonese e poi vicereale (al tempo di Carlo V).

Ciò si può sostenere sulla base di  quattro documenti, ben noti agli studiosi, e cioè tre facenti parte del Libro Rosso di Gallipoli,e uno pertinente al Libro Rosso di Lecce, entrambi liberamente consultabili rispettivamente nella Biblioteca Comunale di Gallipoli e nell’Archivio Storico del Comune di Lecce.

Il documento del Libro Rosso di Lecce è datato Napoli, 27 gennaio 1498; quelli confluiti nel Libro Rosso di Gallipoli datano invece da Castiglione, 4 e 6 settembre 1503, e da Granada, 23 giugno 1526.

Quest’ultimo diploma, emesso da Carlo V, è stato riportato anche da Bartolomeo Ravenna nel suo volume “Memorie Istoriche della Citta’ di Gallipoli”, Napoli 1836, alla pag. 282.

Tutti e quattro i documenti sono citati dalla studiosa Michela Pastore, che nel suo contributo ”Fonti per la storia di Puglia : regesti dei Libri Rossi e delle pergamene di Gallipoli, Taranto, Lecce, Castellaneta e Laterza” , uscito in “Studi Chiarelli”, II, pp.153-295, ne ha fornito appunto i regesti, cioè la sintesi del contenuto.

Ci ripromettiamo di riprodurne in copia i passi relativi alla  Salina, in  essi  denominata  appunto sempre “di Casalnuovo”. Ma perche’ i documenti citati denotano con  l’espressione” di  Casalnuovo”, una struttura che ricadeva gia’ da tempo nel demanio regio? Riteniamo che ciò sia accaduto proprio perchè, pur possesso ormai del Re , le Saline ricadevano topograficamente, anche se non più giuridicamente, appunto nel “tenimento” di Casalnuovo-Manduria.

In conclusione, il lavoro di Scarciglia- Schiavoni è sicuramente ben condotto, ma in realtà una completa seriazione cronologica delle vicende che hanno interessato la zona compresa tra Specchiarica e Torre Columena deve ancora essere prodotta. Molti punti restano oscuri. Quando, e perchè, le Saline passarono dai Monaci Benedettini d’Aversa al l’Universita’ di Casalnuovo? E quando, e perchè, le Saline, dopo essere state  possesso  del Re, entrarono nella disponibilità dell’Università di Avetrana? E soprattutto, quando e con che modalità, la zona in questione passò definitivamente a Manduria?

E’ a quest’ultimo interrogativo che, soprattutto, preme dare una risposta agli amici avetranesi, e a loro facciamo i nostri migliori auguri per una sua  definitiva risoluzione.

Nell’incontro, infine, si è tornato a parlare anche, e in termini piuttosto decisi, della proposta di rideterminazione dei confini del territorio di Avetrana, legittimata, secondo i ricercatori, proprio dai dati documentari. Come abbiamo affermato quella sera, ribadiamo in questa sede che, a nostro avviso, non ci pare corretto, ne’ utile, utilizzare una ricostruzione storica pur documentata come quella realizzata dagli amici avetranesi allo scopo di far tornare il Comune di Avetrana in possesso della zona rivierasca.

I problemi attuali di quella fascia territoriale, causati senza dubbio (lo diciamo da manduriani) dalla storica indifferenza del nostro Comune in materia di politiche turistiche, da avviare immediatamente sui 18 Km di costa relativa, vanno risolti con spirito di collaborazione, piuttosto che di contrapposizione, quand’anche essa si fondi su dati storicamente inoppugnabili.

 

Nicola Morrone











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