A 36 anni, dopo 2 legislature a Manduria, è stato eletto consigliere comunale a Roma
A 36 anni, 10 dopo il suo trasferimento nella capitale, è stato eletto consigliere comunale di Roma con la lista a sostegno della candidatura di Marchini, ottenendo quasi 2.500 preferenze.
Manduriano di nascita e ormai romano d’adozione, Mino Dinoi occupa, dal giugno scorso, uno dei prestigiosi 48 scranni del Campidoglio. Dopo essere stato eletto per ben due volte consigliere comunale a Manduria (nel 1998 e nel 2002), Dinoi continua a coltivare con entusiasmo la propria passione per la politica.
«Sono stato eletto per la prima volta consigliere comunale a Manduria nel 1998» ricorda Dinoi. «Mi candidai con il Ppi e subentrai nel massimo consesso elettivo ad uno dei due consiglieri eletti, in quanto dichiarato ineleggibile. Fu quella la seconda legislatura la cui Amministrazione di centrosinistra fu guidata da Gregorio Pecoraro. Sono stato poi rieletto nel 2002 con la lista della Margherita, insieme all’allora collega di partito Passiatore. Quelle elezioni furono vinte dal rappresentante del centrodestra Calò».
Ma Dinoi stava già maturando la sua scelta di vita, che lo portò, nell’ottobre del 2003, a dimettersi da consigliere comunale di Manduria per proseguire la sua esperienza “d’amore e di passione” per la politica a Roma.
«Nello stesso mese di quell’anno, fui nominato segretario della Margherita del decimo municipio di Roma, “Cinecittà”» prosegue Mino Dinoi. «Vicino a Rutelli, che allora aveva fondato l’ApI, mi sono candidato una prima volta a consigliere di Roma nel 2008 con il Pd. Ottenni 2.150 voti e non fui eletto per una manciata di preferenze: se avesse vinto Rutelli, grazie al premio di maggioranza, ci sarei riuscito».
La performance elettorale gli valse però la nomina (su indicazione dello stesso Rutelli) nel consiglio di amministrazione di “Zetema – Progetto Cultura”, la società municipalizzata cui è affidato l’incarico di valorizzare il patrimonio culturale di Roma. Carica poi lasciata alla vigilia delle elezioni Comunali del maggio scorso.
«In quest’ultima campagna elettorale ho avvertito l’affetto dei tanti manduriani e tarantini che, come me, risiedono ormai da anni a Roma» prosegue Dinoi. «Ma i voti che ho ottenuto sono il frutto del mio impegno nel sociale (sono presidente del più grande circolo Acli di Roma) e nel campo della cultura. Al Campidoglio faccio parte delle Commissioni consiliari che si occupano di Lavori Pubblici, di Sociale e di Cultura».
Dinoi ha già avanzato alcune proposte in Consiglio Comunale.
«La mia prima proposta l’ho illustrata nella seduta di insediamento del Consiglio: la costituzione di “Officine Culturali”, un laboratorio da sviluppare nelle periferie della capitale per consentire ai giovani, che non possono permettersi di frequentare scuole artistiche, di partecipare gratuitamente a stage di formazione diretti da artisti. Tre sono gli obiettivi: il primo è quello dell’integrazione sociale; il secondo la possibilità di far emergere il talento dei ragazzi meno fortunati; il terzo di portare la cultura anche nelle periferie più degradate. Roma è la capitale d’Italia, ma deve esserlo anche in tema di solidarietà e di integrazione sociale. Ci sono tanti problemi, che non possono essere risolti solo con i convegni. Occorre agire, iniziando proprio dalle periferie. Ho anche proposto, in applicazione della legge 190, la creazione di un organismo di controllo di tutti gli atti deliberati, come garanzia contro la corruzione».
Manduria e Roma: due realtà molto distanti e diverse, ma che hanno anche dei punti in comune.
«Manduria come Roma, in questo periodo di grave congiuntura economica, devono assolutamente valorizzare il proprio grande patrimonio storico, culturale e quindi anche turistico. Sono due città ricche di storia, che possono e devono mettere a frutto le testimonianze di questo grande passato».
Pur essendo lontano dalla Puglia, Mino Dinoi, in questi giorni in vacanza a Manduria, sta seguendo con attenzione le vicende dell’Ilva.
«E’ un film già scritto. Mi meraviglio che il caso sia esploso con tanto ritardo. Tutti erano a conoscenza della triste realtà degli effetti dell’inquinamento, ma in tanti hanno fatto finta di non sapere. Grande opportunità o grande disgrazia? Io non credo che abbia portato molti benefici, al di la di quel mito del posto fisso, che però ha ammazzato l’inventiva imprenditoriale di tante generazioni e la crescita di tanti altri veri settori economici (turismo e agricoltura in primis). Ora però basta nella ricerca dei colpevoli: sarà la Magistratura a fare chiarezza. Serve uscire fuori da questo tunnel, ripensando il futuro di un territorio che reclama rispetto e diritto alla vita».