giovedì 28 novembre 2024


17/09/2013 12:02:50 - Manduria - Attualità

Una riunione nella sede del patronato Enapa in cui una ventina di disoccupati chiedono a gran voce lavoro

«La disoccupazione, anche nella nostra città, è in continuo aumento. E, con essa, cresce il numero delle famiglie che non hanno mezzi di sostentamento. Bisogna cercare di fornire, al più presto, delle risposte a questa gente che ha fame. Altrimenti si rischia di esasperare chi non ha più nulla da perdere».
Leonardo Moccia, responsabile provinciale del patronato Enapa, pungola l’Amministrazione Comunale. Durante una conferenza stampa, alla quale erano presenti una trentina di disoccupati, chiede una rapida inversione di marcia.
«I presenti sono solo una parte della gente che ogni giorno chiede aiuto per cercare di ottenere una mansione lavorativa» ha spiegato Moccia. «Sono quelli che hanno superato il naturale pudore e si sono esposti. Ma c’è tantissima altra gente che è ridotta davvero alla disperazione: spesso non ha da mangiare. Ho chiesto due volte un incontro al sindaco Massafra e alla sua giunta. La prima volta il 7 agosto e la seconda il 30 agosto. Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione di risposta. Non è giusto ignorare chi non chiede al Comune dei contributi economici, ma spera di vedere creati dei posti di lavoro attraverso lo sviluppo delle tante potenzialità economiche della città: dal mare al patrimonio storico e ambientale, sino al vino».
Moccia ha poi dato la parola ai disoccupati presenti.
«Da 10 anni sono fuori dal mondo del lavoro» ha raccontato Antonio, 53 anni. «Ero muratore, ma per motivi di salute ho dovuto abbandonare questo lavoro. Ho fatto poi l’autista, ma ho perso anche quest’altra occupazione. Ho moglie disoccupata e figlia di 16 anni, a cui non posso garantire neppure l’acquisto dei libri per la scuola».
Luigi ha invece 45 anni e una famiglia composta dalla moglie e due figli, di cui uno con disabilità.
«La mia unica entrata è l’indennità di 250 euro mensili che viene riconosciuta a mio figlio. Ho però un affitto di 400 euro mensili da onorare» ha fatto presente Luigi. «Ho difficoltà a garantire alla mia famiglia anche un piatto di minestra al giorno».
Le storie degli altri presenti non si discostano di molto.
«Avevo un’impresa di artigianato edile, che ho dovuto chiudere per l’insostenibile pressione fiscale» ha dichiarato Giampiero, 28 anni, con moglie e figlia di 3 anni.
Pietro, 64 anni, ha invece dovuto vendere i beni ereditati dai genitori.
«Però lo Stato continua a chiedermi di pagare le tasse…» si è lamentato, amaramente, Pietro.
Antonio, 50 anni, teme di perdere la casa realizzata dopo anni di lavoro.
«Ho il mutuo da pagare. Sono da 8 anni in mobilità in deroga e l’Inps è sempre in ritardo nei pagamenti» ha protestato Antonio. «Spesso sono costretto a chiedere prestiti ad amici e familiari per evitare il sequestro dell’abitazione».
Storie di disperazione e di rabbia.
«Ma l’Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro?» si chiede sottovoce uno dei presenti.
«Se il sindaco non accetterà di incontrarci, ci recheremo dal Prefetto e in Regione» annuncia Leonardo Moccia. «Non ci fermeremo. La nostra battaglia è appena cominciata…».










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