Ecco una lunga lettera aperta inviata all’assessore regionale Barbanente
«Il 2 di Agosto 2013 la Giunta Regionale Pugliese ha adottato il nuovo Piano Paesaggistico Regionale con efficacia immediata che coinvolge non poco le nostre contrade. Il progetto, opera della dott.ssa Angela Barbanente, Assessore al territorio e del suo staff, parte sicuramente dalle migliori intenzioni, e l’ Assessore ha dimostrato, sempre, di essere una persona di altissimo spessore professionale ed umano nonché paladina del buon diritto del territorio e dei cittadini, al nostro fianco in molte battaglie per la difesa dei nostri diritti, vedi la minaccia dei 5 progettati parchi eolici, la nefasta regionale 8, e lo scarico a mare, ma questa volta, forse, il tema trattato è troppo vasto, e questo progetto risulta nello specifico, superficiale, pieno di inesattezze ed errori. In effetti è stata effettuata una ricognizione molto approssimativa del territorio da aereofotogrammetrie datate e poco chiare, da tecnici seduti a centinaia di km da qui che hanno classificato a tavolino come bosco, quindi vincolato, ogni pezzettino di verde che riuscivano a scorgere dalle foto, tratteggiando quindi una fascia di rispetto di ben 100 mt attorno alle zone evidenziate e vincolando anche queste con un vincolo assoluto.E’ vero, del piano se ne parlava da tempo, ma se ne conosceva praticamente soltanto la parte teorica,( le immagini a disposizione erano a bassissima definizione ed inutilizzabili ), così come è fuori di dubbio che noi siamo sempre stati i primi difensori del paesaggio, della natura e della bellezza del territorio, come la nostra storia personale dimostra, ma questa mappatura che andava eseguita con precisione chirurgica sembra fatta con l’ accetta.
Seminativi e incolti scambiati per boschi e foreste al limite del ridicolo, masserie seicentesche ignorate ed invece vincolati edifici di neanche 50 anni, siti di interesse archeologico totalmente dimenticati. L’elenco è molto lungo, ma non è tanto su questo che vorrei soffermarmi quanto piuttosto sul presupposto errato che si possa fare di ogni erba un fascio e che ciò che vale sul Gargano sia eguale a ciò che vale per l’alta Murgia, la valle d’ Itria o il Salento. Non è così, ogni territorio ha la sua storia, le sue esigenze, le sue peculiarietà. Questo piano faraonico andava fatto partendo da una situazione reale, in stretta collaborazione con i Comuni, i vari territori e le associazioni locali.
Il Pptr entra violentemente a gamba tesa, non solo sul territorio ma anche su tutti i cittadini interessati che si vedono all’ improvviso stravolgere e violare il loro sacrosanto diritto alla proprietà. Dietro a quei tratti di pennarello verde ci sono delle storie, delle persone con le loro aspettative e i loro bilanci, le loro emozioni e le loro vite.
Prendo un caso concreto: alla mia masseria è stato vincolato un fazzoletto di macchia che ho sempre rifiutato di spietrare e che nel corso degli anni ho sempre curato con amore ( premetto che da dieci anni siamo in regime di agricoltura Biologica ) e la ricompensa per questa mia attenzione quale è? di punto in bianco vengo punito, penalizzato e depredato, io, la masseria e anche i miei vicini, che con la macchia non c’ entrano nulla, ma che hanno la sfortuna di avere un terreno confinante con il mio. Per un raggio di 100 mt. tutto intorno al fazzoletto di macchia, il terreno ha un vincolo totale e assoluto e la proprietà risulta svilita e irrimediabilmente deprezzata.
Ripeto, anche noi siamo per i vincoli assoluti sulla macchia ed anche, volendo, sulla sua equiparazione a bosco e foresta, ma estendere indistintamente per 100 mt queste fasce di rispetto è due volte dannoso, primo perché, come l’ esperienza ci insegna, condanna queste aree al completo abbandono e al degrado, ( che è esattamente l’ opposto di ciò che si prefigge il Pptr ) e poi perché lede il sacrosanto diritto alla proprietà sancito dalla costituzione.
Il mondo agricolo, che versa in grave agonia, ha urgente bisogno di nuove energie e di nuove occasioni: che professionisti che vivono in città o tedeschi che decidono di svernare al sole delle nostre contrade si costruiscano delle garbate casette sul nostro territorio, questo non è un male, anzi, è un grande bene, non solo perché portano lavoro a imprese, artigiani, tecnici e contadini locali e di questi tempi il lavoro è una priorità assoluta, ma anche perché solo la loro presenza in loco può garantire quel controllo del territorio che è l’ unica salvezza per la macchia ed il paesaggio. Del resto già esistono strettissimi vincoli vigenti sul nostro agro, e l’ ufficio tecnico del Comune di Manduria insieme alla Forestale svolgono già un’ ottimo lavoro di controllo e sorveglianza affinchè tutti i progetti siano conformi ed in armonia con la natura ed il paesaggio. E tra l’ altro a differenza di altri territori ( vedi la Valle D’Itria ) il nostro è molto scarsamente popolato e poche nuove edificazioni su un territorio così vasto non potrebbero che valorizzarlo e salvaguardarlo.
Un particolare ringraziamento va esteso alla Amministrazione di Manduria che ha preso a cuore le nostre problematiche e che, con il dott. Massafra in testa è scesa in campo al nostro fianco».
Francesco Selvaggi