A richiederlo è il responsabile provinciale dell’Enapa, Leonardo Moccia
Un vertice fra Prefetto, sindaco Massafra e una rappresentanza di disoccupati per cercare di individuare misure che possano soddisfare, in tempi brevi, la fame di lavoro di chi non alcun tipo di entrata e quindi non può contare su nessun mezzo di sostentamento.
Dopo il confronto con il sindaco Roberto Massafra di venerdì scorso, Leonardo Moccia, responsabile provinciale del patronato Enapa, torna a rivolgersi alla massima istituzione della provincia.
«I problemi sociali della comunità manduriana non possono essere ulteriormente sottovalutati» sostiene Moccia. «C’è gente che non ha soldi neppure per garantirsi un piatto caldo al giorno, eppure continua a essere “tartassata” da cartelle esattoriali e altre tasse. Questa gente è disperata, perché teme di perdere anche la propria abitazione, ultimo bene di loro proprietà».
Dal confronto con il sindaco Roberto Massafra non sono venute fuori idee dalle quali far scaturire posti di lavoro in tempi brevi.
«Il primo cittadino ci ha manifestato la propria disponibilità ad intraprendere qualsiasi
iniziativa con gli organi competenti, ma ha però evidenziato (stante la difficoltà economica del Comune di Manduria), l’impossibilità a poter trovare concrete risposte alle legittime istanze di questi disoccupati che rappresento (erano 24, ma in pochissimi giorni il numero è quasi raddoppiato: 42)» ha fatto presente Leonardo Moccia nella lettera che ha indirizzato al Prefetto. «Non può attualmente far fronte alle esigenze (sia immediate, sia a lungo termine) di queste famiglie. Ecco perché ritengo importante un vertice fra Prefetto, sindaco di Manduria e patronato, che rappresenta i disoccupati, al fine di istituire un tavolo di concertazione onde poter analizzare possibili modi e termini per affrontare questa incresciosa situazione. Ciò per di non abbandonare a se stessi, nelle loro quotidiane difficoltà, tutte queste famiglie che confidano, quanto meno, in una discussione ed impegno ai vari livelli anche istituzionali».
I riflessi della crisi economica sono ancora più acuti in un territorio (questo del versante orientale della provincia), in cui è quasi inesistente la piccola e media industria. Non essendo mai state valorizzate pienamente le tante risorse esistenti (beni ambientali, beni archeologici, turismo estivo, agricoltura), uomini, donne e, soprattutto, ragazzi sono nuovamente costretti, da qualche anno, ad emigrare nel nord dell’Italia o in altre nazioni europee dove è ancora possibile trovare occupazione.
In una situazione del genere, è francamente quasi impossibile far ripartire l’economia in tempi brevi.