Maria Pasanisi, vice presidente di “Giovani per Manduria”, commenta l’orientamento dell’Amministrazione sul randagismo
«Il Comune si accorge solo ora che un articolo del Regio Decreto del 27 luglio del 1934 impone che un canile non possa essere ubicato ad una distanza inferiore di 500 metri dal centro abitato per motivi di insalubrità. Possibile che, allora, in tanti anni sia stata gestita un’attività di una certa rilevanza (per la quale nell’ultimo anno sono stati ottenuti finanziamenti importanti), in maniera del tutto illecita?»
Il movimento “Giovani per Manduria” interviene su una proposta di delibera che dovrebbe essere approvata dal Consiglio Comunale giovedì prossimo.
«L’associazione Euro 2000, nel luglio 2013, ha chiesto al Dipartimento di Prevenzione ASL TA71 un parere sulla richiesta di autorizzazione sanitaria per l’attivazione di un canile rifugio da attivarsi nel nostro Comune in contrada Mazzara: si fa presente che tale sito corrisponde a quello in cui vi è il depuratore e nutriamo molti dubbi circa la salubrità di quest’area, in particolare in riferimento a quanto disposto dal D. L. 626 del 1994 rispetto alla tutela della sicurezza del personale preposto» sostiene Maria Pasanisi, vice presidente del movimento. «Altre perplessità rivengono dalla lettura del carteggio in nostro possesso. Come mai il Comune paga al canile comunale di Maruggio l’ospitalità di 30 cani “manduriani” al costo di 2,50 euro al giorno per un ammontare annuo di 27.000 euro, quando il costo attuale riconosciuto con delibera all’associazione Gaia per la gestione dei 200 cani di proprietà comunale è di 0,652 euro al giorno? Qual è il valore aggiunto della struttura di Maruggio, peraltro non meglio identificata, che giustifica un prezzo quasi quadruplicato?».
Poi un passaggio sulla struttura attuale, che l’Amministrazione vorrebbe alienare.
«Sull’attuale canile, nell’ultimo anno, per quanto di nostra conoscenza, sono state previste le seguenti somme: 25.000 euro con nota del 5 novembre scorso; 35.000 euro con richiesta di impegno dell’11 gennaio scorso; 130.000 euro come richiesta di contributo alla Regione Puglia in data 20 marzo 2013. Per un totale, quindi, di 190.000 euro e tutto questo violando in maniera continuativa il disposto relativo all’ubicazione...
Ci chiediamo dove e quali siano i limiti dell’illegalità: attribuire fondi che provengono dallo Stato ad un sito fuori legge o accorgersi dopo circa 80 anni dall’emanazione della legge che non si è in regola e dunque procedere all’alienazione del canile facendo affidamento alla volontà e alla sensibilità di strutture private che “prima o poi” possano organizzarsi per garantire questo servizio?
Non escludiamo che una parte della gestione del canile possa essere affidata a privati (associazioni animaliste/volontari) ma sempre in regime di convenzione con l’Amministrazione. Diversamente (affido solo ai privati), si potrebbe configurare un abuso anche ai sensi della legge quadro 281/91, che recita testualmente: “le associazioni protezionistiche possono gestire le strutture sotto il controllo sanitario dei servizi veterinari dell’ unità sanitaria locale. Le Regioni provvedono a determinare, con propria legge, i criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione dei rifugi per i cani. Ai Comuni è affidato il compito di risanare i canili comunali esistenti e di costruire rifugi per i cani”».