Nei giorni scorsi una interessante mostra fotografica curata da Elio Dimitri
Il monumento ai Caduti inaugurato 47 anni fa, al termine di una “gestazione” travagliata, iniziata, con la commissione dell’opera, nel 1949.
All’imponente monumento ai Caduti, eretto in piazza Vittorio Emanuele ed ufficialmente inaugurato il 6 novembre del 1966, è stata dedicata una mostra di fotografie inedite in bianco e nero (recuperate dalla Tipografia Centrale e da Enzo Coletto), che ricordano il giorno del solenne taglio del nastro e che è stata curata dal cultore mandurino di storia patria Elio Dimitri. Mostra inaugurata domenica scorsa e accompagnata anche dalla stampa di un volumetto che raccoglie le stesse fotografie e in cui un altro operatore culturale mandurino, Nicola Morrone, traccia la storia del monumento, frutto di una ricerca sulla documentazione del tempo, ancora custodita nell’archivio comunale.
«Già il 24 giugno del 1949 lo scultore Vito Antonio De Bellis illustrò al Consiglio Comunale il concetto ideatore del progetto del monumento ai Caduti» ricorda Nicola Morrone nella sua relazione. Solo dopo 11 anni, però, la giunta municipale commissionerà allo scultore barese la fornitura di due statue di bronzo monumentale, utilizzate per il completamento del monumento, poi inaugurato il 6 novembre del 1966 dall’allora sindaco Ferdinando Fiorenza, alla presenza di numerose autorità civili (fra queste l’on. Mario Guadalupi e il sen. Giuseppe Giancane), militari e religiose.
All’interno dell’elegante volumetto stampato su iniziativa dell’Amministrazione di Manduria, dell’Associazione Combattenti e Reduci e dell’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia, anche la relazione dell’artista Vitantonio De Bellis (raccolta da Nicola Morrone), che spiega il significato del monumento, forse ancor’oggi sconosciuto ai più.
“Il grande arco che inquadra le figure simboleggia la vita che continua. L’altro semicerchio, che dovrebbe raffigurarsi sottoterra, rappresenta la morte” scrive nella relazione il De Bellis. «Morte da cui nasce la vita e vita da cui nasce la morte, nella perpetuità di un ritmo che infonde fede e coraggio, speranza e bontà. L’arco, nelle sue linee armoniche e nella sua solidità, sta, quindi, a significare che soltanto l’equilibrata comprensione di queste due forze può gettare le basi della nuova società. Società in cui tutti i suoi componenti, consci dei diritti e dei doveri, trovino la giustizia e l’amore, uniche fonti di pace e di prosperità».
Il volume contiene gli interventi del sindaco Roberto Massafra, del presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Pietro Scorrano, del presidente dell’Ansi Girolamo Libardi e l’introduzione di Elio Dimitri.