Non solo la curiosità di scoprire e confrontarsi con uno tra gli uomini più influenti del mondo, ma anche la volontà di comprendere l’attrattiva esercitata da un uomo così “diverso” e garante di una Fede in declino
E’ ciò che ha spinto alcune classi del liceo “De Sanctis-Galilei” di Manduria a recarsi a Roma per prender parte ad un’udienza del Santo Padre.
«Grande è stata l’emozione di prendere parte a una manifestazione di così solenne compostezza, fruita per i più, fino a quel momento, solo attraverso la tv» racconta Antonio Curci, uno degli studenti del “De Sanctis-Galilei”. «Ed è stato emozionante vedere come il Papa accoglieva in piazza S. Pietro la folla gremita di credenti, ricambiandone la felicità di intenti. Conoscere dal vivo, fuori da ogni pregiudizio, non è che un modo semplice e corretto di smentire o confermare le proprie considerazioni».
La studentessa Cosmanna Ragucci propone invece una profonda analisi delle parole del Papa.
«Papa Francesco ha trasposto la tematica della resurrezione della carne dalla sua solita dimensione di distante dogma religioso al piano empirico: è riuscito a instaurare un’autentica empatia con l’intero uditorio, immedesimandosi con estrema umiltà nell’esistenza ordinaria di coloro che, essendo eccessivamente coinvolti nell’effimera quotidianità, perdono di vista la propria sfera spirituale e percepiscono una profezia come la resurrezione della carne un’eventualità ben lontana» sostiene Cosmanna Ragucci. «Papa Francesco ha subordinato l’intera mole di contenuti puramente dottrinali alle esigenze e i dubbi dei fedeli, l’ha resa complementare alla sensibilità del singolo, l’ha conformata al microcosmo personale di questi. Il Santo Padre ha reso la presenza di Cristo una circostanza concreta: la resurrezione dell’umanità emula di quella del Signore assolutamente innegabile. Il suo discorso, pur accattivante, è risultato ben lontano dall’illusoria ampollosità di orazioni la cui unica ragion d’essere è irretire l’uditorio, soggiogarlo ammaliandolo con argomentazioni contorte, dalle forme astruse che, il più delle volte, costituiscono puri ornamenti privi di concrete finalità comunicative. Il pontefice ha adoperato un unico artificio linguistico: la semplicità nelle parole, nei concetti, nelle convinzioni».