Da qualche mese a questa parte si registra una preoccupante recrudescenza di questo fenomeno, che rischia di mettere definitivamente in ginocchio un importante comparto dell’agricoltura
Grandi alberi di ulivo tagliati e rubati per essere rivenduti come legna da ardere.
Da qualche mese a questa parte si registra una preoccupante recrudescenza di questo fenomeno, che rischia di mettere definitivamente in ginocchio un importante comparto dell’agricoltura.
«Siamo sempre meno a continuare a coltivare qualche terreno agricolo ricevuto in eredità dai propri genitori» racconta Leonardo R., agricoltore di Manduria, che nei giorni scorsi ha trovato un’amara sorpresa. «Mi sono recato in campagna, presso un podere di mia proprietà, dove ho constatato che due alberi di ulivo, di oltre 70 anni, erano stati tagliati di netto» fa presente Leonardo. «Ho deciso di denunciare l’episodio alla Polizia e, quando sono giunto al Commissariato, ho incontrato un altro manduriano che, come me, aveva subito lo stesso danno. Mi è stato anche riferito che il mio era l’ultimo di una lunga serie di questi furti o danneggiamenti».
Leonardo invoca quindi attenzione verso il comparto agricolo.
«Se tutta questa legna, come è ovvio, non serve direttamente a riscaldare la casa di chi la ruba, è evidente che viene venduta. Infatti sappiamo che notevoli quantità di legna di ulivo viene venduta o presso appositi depositi, oppure per strada. E allora mi chiedo: chi e quando controlla la provenienza di questa legna? Dopo tutte le denunce fatte, è stato mai individuato qualche colpevole? Quale pena gli è stata inflitta? Chi controlla le campagne? Anche perché, per trasportare una tale quantità di legna, bisogna essere attrezzati: occorre andare sul posto con i camion e con le motoseghe. E se si va di notte, un pò di rumore si sente. I camion, poi, viaggiano su strada. O no? E allora mi chiedo, ancora, bisogna rassegnarsi? Con tutta la fiducia che ripongo nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine, è evidente che le nostre campagne sono terra di nessuno. E allora, visto che si spendono tanti miliardi per mandare i nostri soldati in altri Paesi a controllare quelle terre, non si possono pagare per controllare le nostre? E’ forse una rivendicazione blasfema la mia?
Lancio allora un appello a tutti quelli che hanno ancora a cuore l’agricoltura e, soprattutto, gli agricoltori. Cerchiamo di unirci e facciamo sentire la nostra voce. Con umiltà, pacificamente, con rispetto ma, anche, con determinazione».