Il corso intensivo di formazione su questa tipologia di sport si è tenuto presso la sede centrale del XII Circolo Didattico “Livio Tempesta” di Taranto
Si è svolto lo scorso fine settimana, 20 e 21 febbraio, il mini corso sul baskin riservato ai docenti di Educazione Fisica e sostegno a cura dell’Usp di Taranto e dell’associazione onlus Age di Avetrana.
Al corso intensivo di formazione su questa tipologia di sport, riservata all’inclusione dei diversamente disabili, come ci tiene a specificare la presidente dell’Age, nonché coordinatrice e eesponsabile Baskin Puglia, Anna Maria Leobono, tenutosi presso la sede centrale del XII Circolo Didattico “Livio Tempesta”, posto proprio accanto all’ex provveditorato agli Studi, erano presenti il docente esperto di Educazione Fisica del corso di Taranto, prof.ssa Maria Montrone, la già citata presidente e coordinatrice Leobono e i formatori di Cremona, Fausto Capellini, anche vice dell’associazione Baskin e Gianluca Bacchi, responsabile nazionale del comparto scuola baskin. Due presenze autorevoli, fondatori dell’associazione di Cremona, riconosciuta come Associazione Benemerita dal CIP (Comitato Italiano Paraolimpico).
Come significativa è stata quella del tarantino doc, Nino Diana della Ash taranto, allenatore di basket in carrozzina, allenatore di una squadra di promozione baskin di sedici ragazzi che, tra Avetrana e Taranto, si occupano di divulgare l’estremo valore pedagogico di questa disciplina sportiva.
Il baskin, che al momento rientra nell’offerta formativa della scuola media dell’istituto comprensivo “Mario Morleo” di Avetrana e della scuola primaria “Marconi” di Martina Franca, a titolo sperimentale e promozionale, ha potuto contare su questo meeting formativo pugliese indirizzato principalmente ai docenti di sostegno ed Educazione fisica, perché siano i pionieri di uno sport in cui vengano definitivamente abbattute le ultime barriere che separano i normodotati dai diversamente abili che, nel baskin, diventano diversamente disabili, giusto per sottolineare che l’handicap è solo una questione relativa.
Il messaggio è chiaro e cioè: formare le società nel baskin perché ne facciano uno sport competitivo, di integrazione sociale, non di assistenzialismo spicciolo, ponte tra la solitudine di tanti imprigionati tra le mura domestiche e la vita quotidiana, fatta di attive, fattive e concrete possibilità di integrazione, soprattutto per i ragazzi che possono vedere nell’ora di Educazione Fisica una garanzia del riconoscimento di pari opportunità, perché allenandosi si può migliorare. Garantire l’autonomia compatibilmente con le potenzialità e i limiti degli utenti, superare pregiudizi e preconcetti, contare sull’appoggio della scuola e della società per afferrare il meglio della vita che ha sempre l’oro in bocca, avvalersi del sostegno e della competenza di molti giovani allenatori già formati nel baskin, già 21 in due anni, volontari in tutto e per tutto in Italia, sono solo i più importanti dei vantaggi di questo sport che eredita la struttura del basket, a misura dei disabili però, la cui unica prospettiva in molti casi è quella di una camera forse molto high – tech dalla quale assistere da testimoni inermi, alla vita degli altri che passa nella pienezza, paragonandola alla propria, fatta di privazioni e di mancate occasioni.
Ed è dallo sport che vengono le più forti lezioni di un sì detto alla vita tutt’altro che vinta dalla disabilità come nel caso di Giusy Versace e Nicole Orlando, Oscar Pistorius, la ballerina Simona Atzori, il campione del mondo senza mani e senza braccia e sulla sedie a rotelle Massimiliano Sechi, masterclass dei giochi elettronici competitivi e via discorrendo tanto per fare un modesto elenco di quelli le cui Olimpiadi le affrontano ogni giorno quando impediscono ad uno smacco fisico di uccidere la voglia di vivere.
Mimmo Palummieri