Per il presidente del Consiglio, lo Statuto richiede un numero di firme maggiore
«L’istanza di sfiducia dei sei consiglieri comunali nei miei confronti? Non è valida. Il nostro statuto prevede che, per essere portata alla valutazione del Consiglio Comunale, debba essere sottoscritta da almeno 11 consiglieri».
Enzo Andrisano, presidente dell’assise elettiva, annuncia che non iscriverà la mozione di sfiducia all’ordine del giorno della prossima seduta del consesso.
«Mi attengo alle disposizioni dell’art. 12 dello Statuto e del DL del 18 agosto del 2000» spiega Andrisano. «D’altronde, i sei consiglieri comunali sono perfettamente a conoscenza delle regole. Tant’è che, in questa stessa consiliatura, si è verificato un episodio simile. Fu prodotta una mozione di sfiducia nei confronti del mio predecessore, Nicola Dimonopoli: presentata nel rispetto dello Statuto (quindi con il numero delle firme richieste), fu iscritta all’ordine del giorno. Ma proprio i quattro consiglieri della Lista Girardi, nella mattinata della seduta, ritirarono, in forma riservata, le loro rispettive firme. In tal modo venne meno il requisito del numero richiesto delle firme e, in serata, la mozione di sfiducia nei confronti di Dimonopoli fu ritirata.
Con sei firme, pertanto, quella mozione non può essere portata in Consiglio».
La mozione di sfiducia, in ogni caso, lascia indifferente Andrisano.
«La mia carica a rischio? Non direi. E’ vero che l’eventuale votazione sulla mozione di sfiducia al presidente del Consiglio Comunale avviene a scrutinio segreto e, quindi, delle incognite sull’esito del voto ci sono sempre. Ma prima di arrivare a quella votazione, almeno 11 consiglieri comunali devono venire allo scoperto. Al momento non credo ci siano. Poi, in aula, bisognerebbe trovarne altri 2».
Andrisano replica anche alle accuse di imparzialità che gli sono state rivolte dai sei consiglieri di minoranza (i quattro della Lista Girardi, più Dimonopoli e Durante).
«Comprendo il gioco delle parti: chi sta in minoranza, deve cercare di mettere in difficoltà la maggioranza» premette Andrisano. «Ma sulla convocazione dell’ultima seduta del Consiglio le cose sono andate in maniera ben diversa rispetto a quanto è stato prospettato dalla minoranza.
Innanzitutto la richiesta del Consiglio è stata protocollata nei primi giorni di agosto e la seduta si sarebbe dovuta svolgere entro il 23 agosto. Tutti gli enti pubblici, in quel periodo, sono fermi, perché gran parte degli amministratori sono in ferie. Io ero a conoscenza che diversi consiglieri di maggioranza sarebbero stati costretti a disertare la seduta e, poiché l’argomento è di grande importanza (l’eventuale riapertura della discarica), ho esposto queste problematiche a Girardi, il quale ha convenuto sull’opportunità di far slittare la seduta intorno al 5 settembre. Avevo, pertanto, convocato i capigruppo per stabilire la data precisa, ma, nel frattempo, Durante si è rivolto al segretario minacciando di richiedere l’intervento del Prefetto se la seduta non fosse stata convocata in termini di legge. A quel punto ho disdetto la conferenza dei capigruppo e convocato la seduta nel rispetto della legge, pur consapevole dell’assenza di numerosi consiglieri».