mercoledì 27 novembre 2024


26/09/2016 12:19:49 - Manduria - Attualità

L’intervento del presidente di PeaceLink, Alessandro Marescotti, in un convegno di Avetrana

 
«L’inquinamento del polo industriale di Taranto si riverbera anche in provincia e non solo attraverso il vento. Anni fa mi fu confidato che, nel 2005, decine e decine di sacchi contenenti diossina venivano trasportati a Manduria. A confidarmelo fu un operaio che riempiva e caricava quei sacchi sui camion. Un giorno chiese all’autista, inconsapevole della pericolosità del trasporto, dove era diretto. La sua risposta fu: Manduria».
A rivelare questo episodio, sinora non noto, è stato, l’altro ieri sera, il presidente dell’associazione PeaceLink, Alessandro Marescotti, nel corso di un convegno che si è svolto ad Avetrana. “Salute, ambiente e ruolo dell’A.I.L. nella provincia più inquinata d’Italia”: questo il tema dell’iniziativa promossa dalla sezione A.I.L. di Avetrana, alla quale sono intervenuti anche l’ematologo Patrizio Mazza e la presidente provinciale di A.I.L. Paola D’Andria.
«Certo, l’informazione è fondamentale» le parole di Marescotti nella parte finale del convegno, stimolato da una serie di domande arrivate dal pubblico presente. «Manduria e Avetrana sembrerebbero lontane da Taranto e dall’inquinamento del capoluogo. Ma così non è, considerata l’altissima incidenza di determinate patologie tumorali in quest’area. Da cosa sono determinate? Certamente anche dal vento, che, in base a come soffia, spinge sin qui la diossina di Taranto o di Brindisi. Ma influiscono anche altri fattori, molti dei quali sono sconosciuti. Un esempio è quello delle tonnellate di diossina che venivano trasportate da Taranto a Manduria nel 2005».
Nel suo interessante intervento, Marescotti ha rimarcato gli effetti del “Wind Days”.
«La diossina non produce solo patologie tumorali e quindi decessi a medio-lungo termine» ha affermato il presidente di “PeaceLink”. «L’incremento delle polveri sottili può determinare infarti e ictus a soggetti con determinate vulnerabilità. Lo abbiamo purtroppo accertato nello scorso mese di dicembre. Le previsioni del vento ci dicevano che il vento avrebbe soffiato in direzione della città di Taranto per due settimane, che poi finirono per diventare tre. Con non poche difficoltà, siamo venuti a sapere che, in quel mese, le morti, in città, furono 210, ovvero 60 in più della media mensile di Taranto.
Nessun vuol prendersi la responsabilità di correlare i riflessi dell’inquinamento sulla salute. Ma i dati sono eloquenti.
Nonostante l’inquinamento continui a uccidere tantissime persone, c’è chi ha salvato l’Ilva per ben 10 volte. Ma cosa sarebbe successo se lo Stato avesse rimesso per tante volte in libertà un serial killer autore di centinaia di omicidi?».











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