Mariggiò: «Ora intendiamo realizzare altri progetti per la tutela delle biodiversità: il monitoraggio dei rettili e dei coleotteri, nonché la messa a dimora di 200 piante di frutteti tipici e di vigneti autoctoni, affinchè possano poi essere diffusi i loro semi, in un’opera di conservazione della flora»
Una nuova iniziativa a tutela della biodiversità, possibile, ancora una volta, grazie alla sinergia fra enti pubblici e privati. In particolare la sensibilità dei privati (in questo caso la Banca di Credito Cooperativo di San Marzano) è stata decisiva per poter realizzare il monitoraggio della presenza della testuggine palustre europea (Emys orbicularis) nelle due aree umide delle Riserve Naturali Orientate del Litorale Tarantino Orientale: il fiume Chidro e la Palude del Conte.
I risultati del progetto “Tartarughe .. quasi a rischio” sono stati illustrati nel corso di una conferenza alla quale sono intervenuti il responsabile scientifico del progetto, Giuseppe Flore, il direttore delle Riserve Naturali, Alessandro Mariggiò, il dirigente della BCC di San Marzano, Giancarlo Airò, il sindaco di Manduria (nella sua qualità anche di autorità di gestione delle Riserve), Roberto Massafra, l’assessore all’Ambiente, Amleto Della Rocca, e, attraverso un video messaggio, anche l’assessore regionale alla Qualità del Territorio, Annamaria Curcuruto.
Insieme a Federparchi, enti pubblici e privati si sono ritrovati nella volontà di collaborare per la realizzazione di un’iniziativa a sostegno della biodiversità.
L’idea iniziale proposta da Federparchi richiedeva di realizzare un progetto incentrato su specie dell’erpetofauna acquatica minacciate di estinzione a livello globale, nazionale e regionale. La BCC di San Marzano, in accordo con le Riserve Naturali”, ha rimodulato il progetto proposto, incentrandolo sulla tartaruga marina, specie fra le più minacciate di estinzione.
«L’urbanizzazione intensiva dei litorali, la crescente captazione delle acque di falda, gli interventi di cementificazione dei canali, l’alterazione dei sistemi dunali e l’arretramento delle coste hanno gradualmente e irreversibilmente alterato gli ambienti umidi costieri portando ad un rapido declino le specie animali e vegetali in essi presenti e tra queste non ultima Emys orbicularis» ha affermato Alessandro Mariggiò. «Ora intendiamo realizzare altri progetti per la tutela delle biodiversità: il monitoraggio dei rettili e dei coleotteri, nonché la messa a dimora di 200 piante di frutteti tipici e di vigneti autoctoni, affinchè possano poi essere diffusi i loro semi, in un’opera di conservazione della flora. Inoltre, attraverso il progetto “C.A.P. Salento”, insieme a diverse associazioni del posto, siamo stati impegnati in un’opera di tutela e di valorizzazione del “Pomodorino di Manduria”».
I RISULTATI DEL MONITORAGGIO - Le attività antropiche, la diminuzione delle aree palustri e la presenza delle tartarughe “Trachemys spp” (la cugina americana di quella europea, molto più vorace e aggressiva) mettono a rischio la sopravvivenza della testuggine locale, il cui nome scientifico è “Emys orbicularis”. Questa specie è di estrema importanza per le politiche di conservazione della fauna regionale e nazionale e inoltre, essendo una cosiddetta specie bandiera, cioè un animale tendenzialmente molto amato da piccoli e adulti, la sua protezione, associata a una serie di iniziative di educazione e sensibilizzazione ambientale, può rappresentare per il futuro un’operazione estremamente utile per migliorare i risultati di tutela di tutta l’area protetta regionale.
«Nel secolo scorso, le testuggini palustri hanno subito un forte declino in tutta Italia e le principali minacce per la loro sopravvivenza sono riconducibili alla bonifica e all’alterazione delle zone umide e dei circostanti habitat terrestri» ha affermato il responsabile scientifico del progetto “Tartarughe .. quasi a rischio”, Giuseppe Flore.
Gli avvistamenti, nei due periodi di osservazione del progetto (luglio-ottobre 2014 e marzo-giugno 2015), sono stati più che rari: cinque esemplari di “Emys orbicularis” presso la Palude del Conte (uno dei quali, una femmina adulta, era già morto e in stato di decomposizione) e due esemplari di Trachemys spp nel fiume Chidro.
«Probabilmente altre ve ne sono, ma non siamo riusciti ad avvistarle, anche per la difficoltà di muoverci nei canneti. Occorrerebbe approfondire il monitoraggio e salvaguardare meglio la popolazione presente».