Lo spettacolo è stato organizzato e promosso con l’associazione nazionale “Malattia di Wilson”, che ha sede in Manduria e che è presieduta dal manduriano Salvatore Dilorenzo
Magia e adrenalina per sostenere la ricerca contro la Malattia di Wilson.
Si chiamava “Abra Kadabra Wilson” lo spettacolo di ieri sera presso il Teatro di Milano, al quale hanno partecipato sette maghi del “Club Arte Magica”, intervallati dalle folli acrobazie dei ragazzi del parkour “Milan Monkeys” e dagli sketch di “Luca & Teo” insieme a Felipe.
Lo spettacolo è stato organizzato e promosso con l’associazione nazionale “Malattia di Wilson”, che ha sede in Manduria e che è presieduta dal manduriano Salvatore Dilorenzo, insieme ad Alessandro Zaina, consigliere dell’associazione, nonché referente del Comitato Lombardia. Un gesto di straordinaria sensibilità verso una malattia genetica rara, sulla quale è stata richiamata l’attenzione da qualche anno a questa parte, non solo a livello italiano, grazie all’impegno dei coniugi manduriani Salvatore Dilorenzo e Giuditta Scialpi (segretaria dell’associazione).
Due ore di magia e adrenalina fuse insieme per sostenere una buona causa. Hanno partecipato Raul Cremona, Marco Berry, Walter Maffei, Sergio Brasca, Nikolas Albanese, Marc Dok e Andrea Piccolini, tutti maghi del Club Arte Magica che si esibiranno nei loro numeri più spettacolari.
L’intero ricavato sarà devoluto all’associazione nazionale “Malattia di Wilson”.
Il primo scopo dell’iniziativa è quello di diffondere e far conoscere il più possibile la malattia di Wilson, una patologia genetica rara che consiste nell’accumulo del rame, ingerito con gli alimenti, in tutti gli organi del corpo. Questo perché i malati non hanno l’enzima che smaltisce questo metallo pesante che, depositandosi appunto negli organi, danneggia gravemente i tessuti, colpendo principalmente fegato, cervello, cuore e polmoni.
Se la malattia viene presa in età pediatrica è più facile da curare; presa in età adolescente c’è il rischio che alcuni danni siano ormai permanenti,;presa in età adulta i danni sono molto gravi e se non viene diagnosticata entro i 30 anni di vita c’è anche il rischio di morte.
Il secondo scopo della serata è stato quello di supportare le famiglie dei pazienti con le diverse problematiche riscontrate nel convivere con questa malattia. Il terzo, ma non meno importante, è quello di raccogliere fondi per finanziare un nuovo progetto di ricerca e cercare cure meno invasivi per i pazienti, soprattutto per i bambini, in quanto le pastiglie che i malati devono assumere giornalmente per tutta la vita hanno molti effetti collaterali indesiderati.