sabato 23 novembre 2024


10/11/2016 19:21:53 - Avetrana - Attualità

Antonio Baldari, assessore ai Lavori Pubblici e all’Ambiente di Avetrana, replica alle accuse ricevute, seppur indirettamente, dalla consigliera regionale Francesca Franzoso

«Noi amministratori di Avetrana, contrari allo scarico in mare dei reflui ma assolutamente favorevoli alla realizzazione del depuratore, non siamo affatto irresponsabili e fomentatori di timori infondati».
Antonio Baldari, assessore ai Lavori Pubblici e all’Ambiente di Avetrana, replica alle accuse ricevute, seppur indirettamente, dalla consigliera regionale Francesca Franzoso.
«Siamo a favore del depuratore, ma siamo anche consapevoli che dobbiamo evitare i danni che questo impianto potrebbe provocare, dal punto ambientale e turistico» afferma Baldari. «Per questo bisogna adottare tutti gli accorgimenti tecnologici affinchè questo non si verifichi. Forse la Franzoso non ricorda o non vuol ricordare che ogni anno tanti depuratori della nostra regione vanno in tilt, versando direttamente in mare i liquami non depurati e in tal modo creando notevoli danni all’ambiente e alle popolazioni.
Va anche tenuto conto un altro fattore: quello dei tempi di realizzazione di un depuratore che abbia le caratteristiche previste dall’attuale progetto: non meno di 10-15 anni per andare in funzione, se non si creano intoppi di altra natura».
Baldari rilancia allora quella che è la posizione di molti avetranesi, che vorrebbero delocalizzare l’impianto.
«Bisognerebbe puntare sui nuovi sistemi di depurazione basati su moduli che hanno il vantaggio di non andare mai in tilt, nemmeno nei casi di “troppo pieno” (sono già in funzione, ad esempio, ad Acerra e Barcellona). In un anno sarebbero attivi. Si potrebbe prevedere un modulo lungo la condotta che da Sava va a Manduria, due a Manduria e uno o due nelle marine. In tal modo, Sava e Manduria in poco tempo avrebbero risolto il loro problema, i moduli non andrebbero mai in tilt e le comunità avrebbero a disposizione quantità di acqua da distribuire, a fini irrigui, in un territorio più ampio. Quelle in eccesso, con i soldi risparmiati dal taglio dal progetto della condotta sottomarina, potrebbero essere utilizzate per irrigare la macchia mediterranea e le pinete, prevenendo gli incendi.
L’acqua, poi, è una risorsa non un problema. L’acqua dovrebbe essere erogata a prezzi bassissimi agli agricoltori, in questo modo si incrementerebbe moltissimo la richiesta per irrigare. Noi non facciamo demagogia, non cavalchiamo il “no” per un tornaconto elettorale. Non siamo legati alla politica ma siamo impegnati a tutelare e tramandare a figli e nipoti il patrimonio che la natura ci ha donato e che i nostri genitori ci hanno lasciato».











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