Mario Del Prete, consulente scientifico dei comitati che si battono contro il recapito in mare dei reflui del depuratore consortile di Manduria e Sava, esprime la propria posizione alla luce delle ultime due manifestazioni pubbliche sul tema
«Tutti noi, solidali anche con Sava e Porto Cesareo, chiediamo la rapida attivazione di depuratori, ma con affinamenti tali da poter recuperare i reflui in estate e in inverno per l’agricoltura e la lotta alla desertificazione, nella piena consapevolezza della validità scientifica e normativa degli scarichi al suolo quali uniche alternative alle condotte e agli scarichi in battigia».
Mario Del Prete, consulente scientifico dei comitati che si battono contro il recapito in mare dei reflui del depuratore consortile di Manduria e Sava, esprime la propria posizione alla luce delle ultime due manifestazioni pubbliche sul tema.
«Da quando il presidente Emiliano ha apertamente manifestato l’obiettivo politico di proteggere il mare e gli ecosistemi marini dalle alte probabilità di inquinamento causato dagli scarichi dei depuratori, si è trovato di fronte al muro di tutti coloro che non intendono retrocedere di un passo al progetto infausto di versare in mare i reflui, qualunque siano gli impatti sull’ecosistema marino, sulle spiagge, sull’economia turistica e sulla pesca nelle nostre zone costiere» ricorda il docente universitario Del Prete. «Il 7 ottobre dello scorso anno, il Consiglio regionale ha approvato, all’unanimità, l’ordine del giorno per cambiare il Piano di Tutela delle Acque, per evitare il recapito finale in mare e per preservare l’integrità dell’ecosistema costiero di Manduria.
Questa proposta politica del Consiglio Regionale sembra tutt’oggi essersi arenata nelle secche di una resistenza subdola, che si avvale delle argomentazioni più disparate pur di dimostrare l’impossibilità normativa delle alternative allo scarico in mare, nonostante la consapevolezza di procurare danni irreversibili all’ecosistema marino dell’intero golfo di Taranto».
Del Prete rimarca l’importanza del riutilizzo dei reflui sanificati.
«Sarebbe un importante investimento economico: si pensi ai costi dei danni ambientali, alle condizioni di stress da emungimento della falda carsica di base e ai costi che la Regione Puglia paga per l’acquisto, il trasporto e l’approvvigionamento di acqua dalla Basilicata e dall’Irpinia» prosegue Del Prete. «A fronte di queste solide argomentazioni, fortificate da numerosi episodi segnalati da Goletta Verde in merito ad inquinamenti di zone costiere oggetto di scarico dei depuratori, non si riesce ancora a varare la modifica del Piano di Tutela delle Acque laddove sono previste le condotte sottomarine e gli scarichi in battigia. In particolare a Manduria, dove lo scarico in mare avverrebbe a meno di un chilometro di distanza dalla spiaggia di Specchiarica, ad una profondità di 14 metri, mettendo a grave rischio uno straordinario ecosistema marino compreso fra due aree protette e una vasta colonia di Posidonia. Secondo esperti internazionali di biologia marina, da me chiamati ad osservare questo inviolato habitat, ad avvantaggiarsi degli scarichi di reflui nutritivi saranno le alghe, e, fra queste, anche le alghe tossiche: è pertanto scontato pensare ad un inarrestabile declino della qualità dell’intero ecosistema, comprese le spiagge e i prodotti della pesca».