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11/12/2016 19:44:37 - Manduria - Attualità

I ragazzi del laboratorio di giornalismo hanno incontrato le operatrici della École Universitaire Internationale di Roma per discutere su un fenomeno sempre più frequente e individuare le forme di prevenzione

 
Una volta si raccomandava ai ragazzi di non accettare caramelle dagli sconosciuti; oggi l’avvertimento vale anche e soprattutto per le bevande. Si sta sempre più diffondendo, infatti, l’uso di una droga che stordisce i malcapitati, che sono poi alla mercè dei malintenzionati.
In discoteca, ad un party, al bar, gli episodi sono ormai frequenti: una conoscenza interessante, una chiacchierata simpatica, si comincia col prendere confidenza, si beve qualcosa, si va a terminare la serata in un altro posto. Sembrerebbe la cosa più naturale del mondo, ma c’è una nuova insidia, perfida e nascosta oltre che pericolosa: questa sostanza, liquid ecstasy, GHB o GBL.
E’ inodore rapida ed efficace. Si scioglie con facilità in una bibita, in un drink, in un caffé. È molto diffusa in discoteca ed, essendo inodore e incolore, è difficile che qualcuno si accorga di averla assunta. L’amnesia è l’effetto più eclatante, per questo la si utilizza.
Pochi minuti dopo l’assunzione, il dramma: la bevanda produce un calo dei freni inibitori, addormenta cioè letteralmente il sistema nervoso e provoca la perdita di memoria.
Il soggetto è completamente alla mercé del suo interlocutore, che lo indurrà a fare tutto ciò che gli viene richiesto. Ciò consente ai malintenzionati di poter derubare la vittima o, nel caso di una ragazza, spesso e volentieri di giovane età, di essere vittima di abusi. Senza che la vittima possa riconoscere o denunciare, data la presenza di un’amnesia.
Al risveglio, la vittima non ricorda più nulla. In testa ha solo vaghe e confuse immagini che sembrano assomigliare più ad un sogno che ad un fatto realmente accaduto.
A parlarne sono state le operatrici dell’Ecole Universitaire Internazionale di Roma, l’istituto che rappresenta l’Italia nella campagna mondiale di sensibilizzazione e ricerca “Start by believing”, promossa dal governo degli Stati Uniti. Hanno ricevuto una menzione d’onore in un convegno che si è svolto nella scorsa primavera a Washington per il lavoro eseguito sulla droga dello stupro. Ritorneranno ad Orlando nel 2017 per partecipare ad un nuovo forum al quale interverranno tutti gli esperti mondiali. I loro nomi: Sabrina Magris, presidentessa dell’Ecole Universitaire Internazionale, Dfsa Expert certificata dal governo Usa, psicologa investigativa e direttrice di ricerca in droga dello stupro; Monica Zanzarella, di San Marzano, criminologa e ricercatrice in droga dello stupro, Francesca Fanti e Martina Grassi, entrambe sociologhe e criminologhe. A San Marzano, per gli aspetti giuridici, è intervenuta anche Antonietta Saracino, avvocato del Foro di Brindisi.
«E’ un fenomeno molto più diffuso di quanto si possa credere» hanno riferito ai ragazzi del laboratorio di giornalismo. «Recentemente sono state sequestrate 57mila dosi a Milano e 10mila dosi in un aeroporto. Se queste dosi circolano, sicuramente vengono usate. Eppure, in Italia, la statistica ufficiale parla solo di 53 casi. Una ragione c’è: solo a Parma esiste un macchinario che (analizzando il sangue, le urine o il bulbo del capello) riesce a individuare tracce di questa sostanza, ingerita all’insaputa delle vittime. Molti, in Italia, ne ignorano l’esistenza».
Da dimenticare anche lo stereotipo che la vittima preferita sia la donna.
«Le vittime? Non solo donne, come si potrebbe pensare» hanno rivelato ai ragazzi. «Ma anche uomini, ragazzi e, purtroppo, anche bambini: le immagini servono ad alimentare il mercato della pedopornografia. Può accadere fra due donne, magari per vendicarsi di un torto. E’ stato accertato che la sostanza è utilizzata anche all’interno delle coppie, persino sposate.
In tanti casi, un’esperienza simile porta la vittima al suicidio. E’ importante pertanto vigilare sulle bevande che si ingeriscono in presenza di persone di cui non ci si fida. Così come è fondamentale vigilare sulle proprie amiche o sui propri amici per riscontrare eventuali comportamenti anomali».
L’educazione alla cittadinanza attiva si promuove infatti attraverso esperienze significative che consentono di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e favoriscono forme di cooperazione e solidarietà. Questa fase del processo formativo è il terreno favorevole per lo sviluppo di un’adesione consapevole a valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza civile.











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