mercoledì 27 novembre 2024


10/02/2017 07:31:07 - Manduria - Attualità

Il tempo, galantuomo, dirada la nebbia ideologica, scopre e smaschera avvenimenti locali, nazionali e internazionali, nomi, fatti

In politica, più che nella società in generale, il denaro permette verità sospette, teorie vincenti, oblio, falsità storiche e tutto ciò che possa servire a ribaltare storia e memoria.
In tanti, in buona fede o per sincera, antica appartenenza famigliare, per almeno un cinquantennio hanno creduto con convinzione e fideismo, a tante “ belle e nobili” storie, impregnate di apparente giustizia, quasi divina, dove, il buono, il giusto stava da una parte mentre sull’altro versante, militavano cattivi, approfittatori e… fascisti.
Erano gli anni del rublo, del Comintern prima, del Cominform dopo, di Secchia, Colombi, Fantini, Robotti, del 25 aprile puro e giusto e di tanti architravi ideologici: date e avvenimenti ai quali si era attaccati senza se e senza ma, perché rappresentavano la sublimazione della giustezza, della verità e del trionfo della giustizia sociale e morale.
Il tempo, galantuomo, dirada la nebbia ideologica, scopre e smaschera avvenimenti locali, nazionali e internazionali, nomi, fatti. Chi era in buona fede ha l’obbligo morale e storico di rivedere convinzioni e imposizione ideologiche.
Volutamente non entro nell’immensa tragedia della Venezia Giulia, nell’operato dell’OZNA e del KNOJ, nell’ovattata e dolorosissima pulizia etnica, dove era sufficiente essere Italiani per essere scaraventati, ancora in vita, nelle cavità carsiche. Erano gli anni delle ideologie in movimento: una perdente, in ripiegamento; l’altra, vittoriosa in ascesa; in mezzo, migliaia e migliaia d’ Italiani che, per salvarsi, furono costretti al colossale esodo giuliano-dalmata, obbligati, in fretta e furia, a lasciare i propri beni, frutto di sacrifici e privazioni di tante generazioni, ad abbandonare i propri morti e tutto ciò che aveva circondato gli affetti personali e famigliari per anni, e andare verso l’incertezza, la povertà, la precarietà, accolti con disprezzo da una patria matrigna.
Personalmente, per le  mie frequentazione calcistiche, ho conosciuto tanti protagonisti di questa dolorosissima storia, da Vatta a Mujesan, da Dinelli a Santin, da Varljien a Buttignon, da Bodi a Colomban, a tanti altri ancora.
Oggi, 10 febbraio, da pochi anni GIORNATA del Ricordo, si commemora una data che raccoglie e condensa i dolori di una vera e propria tragedia umana e nazionale e sarebbe stato meglio se le istituzioni, enti, etc. avessero fatto qualcosa d’ importante per far conoscere una pagina oscura della nostra storia e far emergere una verità poco conosciuta, per guardare al presente ma, soprattutto, al futuro, con una nuova consapevolezza storica, una rinnovata, convinta ed imparziale adesione ai principi della libertà.
 
Pietro Capogrosso
Cavaliere della Repubblica
per particolari benemerenze











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