L’intervista all’imprenditore agricolo Salvatore Mero
«Ormai non ci sono più dubbi: dietro ai vari episodi di criminalità commessi ai danni degli operatori agricoli vi è un’organizzazione che studia e pianifica i colpi nei minimi dettagli».
Salvatore Mero, imprenditore agricolo manduriano (peraltro socio dell’azienda Felline, oggetto del furto di macchine e attrezzi agricoli della scorsa settimana), espone la propria idea sui fenomeni criminali che hanno interessato anche il versante orientale della provincia.
«Sino a qualche anno fa il furto di qualche decina di barbatelle, appena piantate, era fisiologico. Così come non ci si sorprendeva del furtarello del secchio dei pomodori o di uva» è la premessa di Salvatore Mero. «Ma dall’anno scorso il fenomeno ha assunto connotati ben diversi. Nelle campagne di Manduria, il primo episodio fu emblematico: furono rubate ben 5.000 barbatelle in una sola notte. Si tratta di un furto che va pianificato. Innanzitutto non può essere commesso da uno o due individui (impiegherebbero troppo tempo), ma almeno da una “squadra” di 8, 9 o 10 persone, che devono poi disporre anche di un furgone per trasportare le barbatelle.
Nelle ultime settimane sono state rubate 5.000 barbatelle in un’azienda agricola nei pressi dell’ex Corte dei Vescovi; oltre 4.000 circa nei pressi della zona “Masseria del Noce” e circa 1.200-1.300 pali in ferro.
Chi può avere interessi a rubare barbatelle o pali in ferro?
Io ho maturato una mia idea. Per l’impianto di barbatelle, le aziende hanno diritto a contributi da parte dello Stato e, pertanto, hanno l’interesse ad acquistarle da rivenditori autorizzati, che rilasciano le fatture e la garanzia che siano delle buone piante. Le imprese agricole scaricano anche i costi. Solo le aziende che non posseggono i requisiti per ottenere i contributi potrebbero essere interessate ad acquistare barbatelle rubate. Le barbatelle, peraltro, vanno ripiantate subito. Pertanto, chi le ruba probabilmente sa già a chi venderle.
Un discorso non molto differente può essere fatto per i pali in ferro. Di certo non vengono rivenduti a chi raccoglie e ricicla ferro vecchio: non introiterebbero più di 100-200 euro. Secondo me c’è qualcuno che commissiona questi furti».
C’è bisogno di una risposta forte delle istituzioni per arginare la recrudescenza di questi fenomeni.
«Stiamo vivendo una fase di vera e propria emergenza» conviene il vice sindaco, con delega alle Attività Produttive, Gianluigi De Donno. «Come arginarla? Credo ci sia bisogno di un coordinamento fra le varie forze dell’ordine nell’attività di prevenzione e, sicuramente, anche di repressione dei reati.
Alcuni mesi fa, quando il fenomeno interessava soprattutto i tendoni dell’area di Grottaglie, ricordo che l’allora Prefetto Guidato organizzò una serie di incontri fra istituzioni, forze dell’ordine e associazioni professionali agricole. Credo che, come sta facendo già l’attuale Prefetto, occorra riprendere quel discorso per concordare una risposta efficace e forte. Serve l’attività di indagine per risalire ai colpevoli e assicurarli alla Giustizia, ma anche un’attività di controllo che funga quanto meno da deterrente».