Anche per la rinascita della nostra città con il nome di Casalnuovo –avvenuta, nel periodo di dominazione normanna, nell’angolo sud-ovest dell’antico abitato messapico- sembra avere molto influito l’importanza dell’arteria viaria (l’antica via “Sallentina”) che le passava accanto, a sentinella della quale fu posto il castello, oggi scomparso
Come noto i sistemi viari ed il loro assetto hanno sempre avuto un’indubbia influenza per lo sviluppo economico e demografico delle città e dei territori.
Nella crescita di Manduria, sin dall’antichità, ha molto inciso la sua collocazione su di una importante via di comunicazione che da Taranto scendeva verso il basso Salento, correndo parallelamente al litorale jonico.
La viabilità romana, dalle nostre parti, assorbì i tracciati viari di epoca messapica effettuandone il miglioramento con rettifiche, lastricature, costruzione delle stazioni itinerarie (mutationes) e collegandoli a Roma.
Anche per la rinascita della nostra città con il nome di Casalnuovo –avvenuta, nel periodo di dominazione normanna, nell’angolo sud-ovest dell’antico abitato messapico- sembra avere molto influito l’importanza dell’arteria viaria (l’antica via “Sallentina”) che le passava accanto, a sentinella della quale fu posto il castello, oggi scomparso.
A partire dal periodo angioino, nel rinnovato ordinamento statuale del Regno napoletano, si pose mano alla costruzione della Strada Regia delle Puglie (oggi denominata, nel tratto iniziale che parte da Napoli, S.S. 90) che é stata per molti secoli una importante direttrice di viaggio che dalla città partenopea conduceva verso le Puglie. Essa fu iniziata da Carlo I d’Angiò, decimo re di Sicilia e di Napoli, verso il 1270 (a seguito del trasferimento della capitale del regno da Palermo a Napoli), e fu ristrutturata più volte nelle epoche successive.
In un volume conservato presso la Biblioteca nazionale di Potenza, dal titolo “Economia rustica per lo Regno di Napoli” di Luigi Granata, stampato nel 1830, viene riportato l’esatto tracciato di questa importante arteria viaria che, giunta a Bari dalla Capitanata, si biforcava in due tratti distinti per raggiungere Lecce: uno costeggiante l’Adriatico attraversava Brindisi, l’altro passando da Taranto si dirigeva a Manduria e, da questa, finalmente a Lecce (1).
La strada con la denominazione ufficiale di “Strada Regia delle Puglie” è riportata tra le “Strade rotabili della regione centrale” ed il chilometro “0” (o miglio iniziale) coincideva con la Porta Capuana, all’uscita dalla capitale dal lato orientale.
“Esce dalla Porta Capuana, procedendo pel borgo di Casanova e per Poggioreale” ci informa l’autore. “Le distanze si contano dalla colonna miliaria sita fuori dell’anzidetta Porta Capuana”.
E’ questa la importantissima porta civica di Napoli edificata nel 1484 da re Ferrante d’Aragona, sita nei pressi dell’omonimo castello, che, da sempre, è stata il crocevia di vie di comunicazione di rilevante importanza.
Il corso della strada in provincia di Napoli proseguiva attraverso i centri di Volla e Pomigliano d’Arco.
Nella provincia di Terra di Lavoro (corrispondente in parte all’attuale provincia di Caserta) la strada attraversava i centri di Cisterna, Bruscino, Marigliano, Cimitile, Gallo, Ponte della Schiava, Bajano, Cardinale, Mugnano. Nella provincia di Avelino passava dai centri di Monteforte, Avellino, Pratola, Grottaminarda, Ariano.
Dopodichè la strada entrava in Puglia, più precisamente in Capitanata e il suo corso era il seguente: dal ponte di Bovino, Cerignola, S.Cassiano. Poi in Terra di Bari attraversando i centri di Trani, Bisceglie, Giovinazzo, giungeva a Bari. Da Bari, per arrivare a Lecce, si biforcava in un duplice percorso. Un primo percorso alla data di pubblicazione del libro (1830) risultava non ancora realizzato e, per esso l’autore ci informa che “Fin qui la strada è compiuta. Resta a compiersi il proseguimento, che avrà il seguente itinerario, contando le distanze da Bari:” Mola di Bari, Polignano, Monopoli, Fasano e, entrando in provincia di Lecce (antica Terra d’Otranto), Ostuni, S.Vito, Mesagne, Squinzano, Lecce.
Un secondo percorso, questo già compiuto, passante per Manduria e denominato “Strada da Bari a Lecce per Taranto” aveva il seguente itinerario: Capurso, Casamassima, Casal S.Michele (odierna Sammichele di Bari) , Gioja, in provincia di Bari, e, in provincia di Lecce, “Motola”, Massafra, Taranto, S.Giorgio, “Monteperano” (sic!), Sava, Manduria, S.Pancrazio, Guagnano, Campi, Lecce.
L’autore ci informa che Lecce “dista da Napoli per questa via miglia 233 ½” e “miglia 233” per l’altro percorso ancora incompiuto (equivalendo il miglio napoletano, fino al 1840, a metri 1.845,69)
La strada nel suo percorso iniziale coincideva parzialmente con il tracciato della Strada Statale 90 delle Puglie che, ancora oggi, è l'infrastruttura di collegamento della Campania con la Puglia e, in particolar modo, delle province di Benevento ed Avellino con Foggia.
Nella parte finale invece veniva a coincidere con il tracciato dell’attuale Strada Statale 7 ter "Salentina", istituita con questa denominazione nel 1937, che ha inizio da Taranto per poi diramarsi in direzione Manduria e sfociare nel percorso della Strada Statale 16 Adriatica a pochi chilometri da Lecce.
Subito dopo la realizzazione della nuova strada da Bari per Taranto a Lecce (via Manduria), un decreto reale di Francesco I, datato 1 Settembre 1828 con il numero 2028 (da me rinvenuto in una raccolta di leggi), istituiva un “nuovo corso postale da Bari per Taranto a Lecce” in sostituzione di quello precedente da “Bari per Ostuni a Lecce” che pertanto veniva soppresso.
Il decreto stabiliva all’Art.1: “Il corso della posta e de’ procacci (n.d.a.: gli antichi corrieri-portalettere) continuerà a farsi per la nuova strada da Bari per Taranto a Lecce, riserbandoci di di provvere alla ripristinazione del corso or ora abolito da Bari per Ostuni a Lecce, se il crederemo conveniente dopo rifatta l’antica strada.”.
Pertanto, in luogo dei “soppressi rilievi delle poste de’ cavalli di Mola di Bari, di Monopoli, di Fasano, di Ostuni, di S.Vito, di Mesagne, di Cellino”, disponeva che “saranno stabiliti nella nuova strada sette rilievi, cioè in Casamassima, in Gioia, in Mottola, In Taranto, in Monteparano, in Manduria ed in Guagnano, con il numero di sette cavalli per ciascun rilievo, ove per alcuno di essi non occorresse un numero maggiore di cavalli.”. Inoltre, poiché la strada di nuova costruzione, a differenza di quella da Bari per Ostuni a Lecce, era agevolmente carrozzabile il servizio veniva migliorato stabilendosi che “I corrieri faranno per la nuova strada da Bari per Taranto a Lecce le corse in vetture, e non già a cavallo come finora si è praticato per l’antica strada. A qual effetto l’Amministrazione generale delle poste rimane incaricata di provvedere al servizio delle vetture, dietro l’approvazione del nostro Ministro delle finanze.” (2).
Proprio in ragione del collegamento con questa arteria che giungeva da Napoli a Bari e da questa, attraversando Taranto e Manduria, a Lecce, nel 1818-19 l’inaugurazione del primo tratto (Lecce – Campi) di detta nuova strada provinciale Lecce – Taranto (denominata anche nuova “Strada Ferdinandea”) veniva celebrata con l’erezione dell’obelisco in onore di Ferdinando I delle Due Sicilie, al centro della piazza antistante Porta Napoli (o Arco Carlo V)). Il monolite, quindi, veniva installato giusto all’ingresso della strada proveniente da Taranto-Napoli.
A Manduria, la stessa collocazione aveva trovato -nonostante la costruzione fosse molto più antica (risalendo probabilmente al secolo XVII)- l’Arco S.Angelo (o Porta Napoli), che era stato posto, appunto, all’entrata della città per chi proveniva dalla direzione Taranto-Napoli.
Sarebbe interessante verificare se la distanza in miglia dalla ex capitale meridionale (da Porta Capuana), che viene indicata per Manduria nel testo citato, e misurata in 144 miglia fino a Bari + 65 ½ da Bari a Manduria, coincida proprio con la ubicazione della suddetta porta civica. Sarebbe pure importante scoprire l’antico sito del cosiddetto “rilievo della posta” (o stazione della posta) di Manduria, con la dotazione degli almeno “sette cavalli” utilizzati per la muta.
Ad ulteriore conferma del’importanza che a Manduria si intendeva assegnare all’interno del sistema di collegamenti stradali dell’epoca, l’autore innanzi citato, nel censire le “Strade interne della Provincia di Lecce”, ne indica una “da Brindisi a Taranto” con il seguente tragitto: “(distanze prese da Brindisi) – al miglio 8 Mesagne – al 20 Manduria – al 39 ½ Taranto”. Viene però precisato che quest’ultima strada è ancora in fase di costruzione, in quanto: “tutte le predette strade …sono incominciate, essendosi costruito qualche ponte e qualche pezzo più importante, onde le ruote vi passassero provvisoriamente” (1).
Il fitto sistema di comunicazioni appena descritto era opera, occorre rimarcarlo, della tanto vituperata amministrazione borbonica che, tra luci e ombre, ha però avuto il merito di consegnare allo Stato unitario una rete viaria che, per quell’epoca, può essere ritenuta abbastanza sviluppata ed efficiente.
Successivamente, le scelte politiche (a noi, purtroppo, avverse) affermatesi nel periodo post-unitario e, soprattutto, nel secondo dopoguerra mondiale, hanno modificato l’impianto viario voluto nella Puglia salentina dai Borbone. Ciò è avvenuto privilegiando il collegamento tra Taranto e Lecce attraverso le Strade Statali 7 Via Appia e 16 Adriatica che, con caratteristiche di superstrada (a quattro corsie), collegano i due capoluoghi pugliesi. La Strada Statale 7 ha un tracciato lungo circa 70 chilometri (che congiunge il centro jonico a Brindisi) e termina all'interconnessione con la Strada Statale 16 Adriatica. Da quest’ultima poi si giunge a Lecce.
Invece, la Strada Statale 7 ter “Salentina”, che nel passato ha tanto contribuito allo sviluppo economico dell’area jonico-salentina e della nostra cittadina, consentendo un collegamento più breve e diretto fra Lecce e Taranto e fra quest’ultima e Bari, è rimasta tal quale: una semplice strada a due corsie, che nella maggior parte dei casi entra ancora nei centri abitati posti sul suo percorso.
Grandi speranze erano state riposte nella costruzione della cosiddetta strada Bradanico-Salentina, un arteria viaria di importanza strategica che, nelle intenzioni, dovrebbe collegare la Basilicata al Salento passando da Taranto (ed anche da Manduria).
Senonchè l’infrastruttura, che potrebbe restituire il giusto rilievo al nostro territorio, costituisce allo stato -tranne per il tratto Manduria-S.Pancrazio- l’ennesima opera incompiuta, esempio di cattiva amministrazione e di spreco di denaro pubblico.
La pessima viabilità resta un serio impedimento per lo sviluppo economico dell’intera zona.
E, in questo caso, i Borbone non c’entrano affatto.
Giuseppe Pio Capogrosso
1) Economia rustica per lo Regno di Napoli di Luigi Granata. Volume 1. [-2].1 Napoli : dai Torchi di Nunzio Pasca, strada Toledo n. 31 1830, pagg. 330-336 e 338 - Biblioteca nazionale - Potenza - IT-PZ0133.
2) Collezione delle leggi e de’ decreti reali del regno delle Due Sicile, anno 1828, semestre II, Stamperia Reale – Napoli, 1828 – Biblioteca Pubblica Bavarese.
3) Nelle immagini: Porta Capuana a Napoli, Porta Napoli (o Arco S.Angelo) a Manduria, Porta Napoli (o Arco Carlo V) a Lecce con l’obelisco eretto in onore di Ferdinando I.