Nel 2016, la Bcc di Avetrana ha ulteriormente migliorato il proprio indice di solidità (CET1 al 39,05%,), collocandolo tra i più alti in Italia (quello medio delle BCC è 16,80%)
È ancora un cantiere aperto quello che edificherà il nuovo assetto del credito cooperativo, in adempimento alla riforma Renzi. L’obbligo per le BCC di raggrupparsi in una SpA ha partorito non una, ma due holding (Iccrea e Cassa Centrale Banca), incidendo di fatto sull’aspetto federativo che sino a oggi le ha viste fare fronte comune.
A questo processo di trasformazione partecipa da vicino Michele Pignatelli, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Avetrana, istituto di riferimento del territorio, capace nel 2016 di migliorare ulteriormente il proprio indice di solidità (CET1 al 39,05%,), collocandolo tra i più alti in Italia (quello medio delle BCC è 16,80%, mentre l’intero sistema bancario italiano si attesta al 12%). Dallo scorso 25 maggio, Pignatelli siede nel CdA di Federcasse Puglia e Basilicata.
Come sta affrontando la riforma la Federazione regionale?
«È stato eletto un CdA ampio, rappresentativo di tutte le banche, intenzionato a mantenere un’unica Federazione. In Puglia si è assistito a decisioni sofferte, poiché la nostra è stata sempre una regione simbolo del credito cooperativo, tra l’altro quella con le banche più virtuose. Ancora non sappiamo che cosa faranno le altre federazioni regionali. Il nostro presidente, Augusto dell’Erba - che è anche presidente di Federcasse nazionale - punterà sull’unità del movimento. Speriamo di mantenerla, perché un credito cooperativo diviso è comunque un credito cooperativo più debole».
Le banche aderenti a Ccb detengono circa il 20% del capitale di Iccrea e altri interessi convergenti dovranno essere scissi. Che cosa accadrà?
«Molte questioni sono ancora intrecciate. Per esempio, oltre alla Federazione anche diverse società prodotto. C’è un anno di tempo per lavorarci e permettere ai due gruppi di dotarsi di servizi e persone in grado di farli diventare autonomi ed efficienti».
Qual è lo scenario più probabile?
«Difficile prevederlo. Non è da escludere che le diverse appartenenze generino un raddoppiamento delle federazioni. Occorrerà capire come le due parti si rivolgeranno al mercato. Potrà accadere che sulla stessa piazza insisteranno due banche, appartenenti a gruppi diversi, con vision e logiche commerciali diverse».
Iccrea ha già i requisiti minimi richiesti dalla riforma. È per questo che ha raccolto l’adesione di BCC Avetrana?
«Anche Ccb non è lontana dal raggiungerli. Quest’ultima, però, ha sede a Trento e ci appare connotata da un’appartenenza territoriale troppo lontana dalle nostre tradizioni e vedute. La romana Iccrea è più vicina alla nostra storia».