«Può la necessità di carpire il consenso far diventare Avetrana un paese che non è capace di integrare e favorire l’inserimento in società di persone con difficoltà?»
«Può una forza politica istituzionale chiedere di non fare aprire un Crap ad Avetrana. Se è legittimo che qualche cittadino possa avere qualche timore, come può interpretarsi una manifesta contrarietà di forze amministrative?
Da qualche mese infatti il dibattito politico ad Avetrana è incentrato sulla realizzazione di un centro di assistenza psichiatrica ad Avetrana a cura dalla Sollevante di Taurisano, società che gestisce altri centri nel tarantino e nel Salento, tra cui anche a Manduria e Monteparano (paese di un migliaio di anime).
Trovo surreale la polemica per due ordini di ragioni. la prima che si tratta di un investimento privato. Ma ciò che mi lascia esterrefatto è che una forza politica (esulo da evidenziare la speculazione politica di sinistra) di sinistra appunto, che della integrazione e dell’aiuto alle fasce deboli ne fa una battaglia di principi, in questo caso fomenti il peggior sentimento di esclusione contro fasce deboli della società.
Il problema è che quello di Avetrana (in virtù della recente legge regionale) è un CRAP cioè per persone che, oltre ad avere una problematica psichiatrica, devono scontare una pena al fine di essere reinseriti nella società. Ebbene, può ed è legittimo che una forza politica e le sue espressioni istituzionali possano esprimere concetti razzisti ed escludenti? Può la necessità di carpire il consenso far diventare Avetrana un paese che non è capace di integrare e favorire l’inserimento in società di persone con difficoltà? Può essere questa la funzione di una minoranza e soprattutto l’idea di crescita e di sviluppo di una società? E’ legittimo sentire dire da rappresentanti istituzionali che quei centri dovrebbero nascere ed essere spostati fuori dal paese? Ma questa è la rinascita, la ripartenza o il cambiamento per Avetrana… Provo imbarazzo e sono pienamente consapevole che nell’ipotesi di opposizione inversa saremmo stati tacciati di fascismo».
Mario De Marco