Un mix vincente di fede, folclore e spettacolo
Dal 6 fino al 18, il gennaio novolese s’infiamma, si riscalda, si ravviva con i giorni del fuoco. Nemmeno il tempo di porre la parola fine agli eccessi natalizi che in quel di Novoli si parte con i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate, patrono del paese.
Festeggiamenti che onorano il santo riconosciuto come guaritore dell’herpes zoster (il fuoco di Sant’Antonio per l’appunto), anche se le leggende più remote, o fantasiose che dir si voglia, lo vorrebbero come portatore del fuoco sulla Terra mediante una discesa agli inferi.
Festeggiamenti che si protraggono per più giorni, giorni in cui riti religiosi, arte, risorse territoriali e musica si incontrano per dar vita ad uno degli appuntamenti più di richiamo del Salento. Un clima in cui passeggiando per le strade novolesi ci si imbatte nello Spaziotenda, dove la rassegna dei vini posti all’interno degli stand è affiancata da presentazioni di libri, premiazioni e proiezioni. Da segnalare inoltre l’esposizione di alcuni lavori, che hanno come tematica la fòcara, ad opera dei bambini delle scuole elementari e medie: la valorizzazione del territorio e delle sue enormi potenzialità si inizia quindi fin da piccoli.
Giorni in cui si può assistere alla benedizione degli animali, altro simbolo caratteristico di Sant’Antonio, storicamente raffigurato in compagnia di un maialino, avvenuta sabato 16 poco prima della processione che, partendo dal sagrato della chiesa al santo intitolata, gira per le vie del paese. Giorni in cui si può visitare, presso l’ex mercato coperto, la rassegna di arte contemporanea.
E giorni in cui si vive all’ombra dell’imponente fòcara, al cospetto dell’imponente fòcara, un accatastamento di fascine di tralci di vite a mò di trullo, che raccoglie gli sforzi di tutti coloro che vivono in queste terre, di tutti coloro che vivono di queste terre.
Un’enorme simbolo “legnatico” a festeggiare il santo, a festeggiare il fuoco buono, quello che, secondo un disegno visto all’interno della Spaziotenda, si mangia l’odio, il razzismo, le guerre, la malvagità. Bastasse questo, certo, ma bisogna pur crederci.
Un fuoco buono che Dio vede e provvede, un fuoco buono contraddittorio, che brucia e ravviva, che consuma e crea, una luce a cui non ci si può sottrarre se ci si ritrova nelle vicinanze di piazza Tito Schipa, quando lo spettacolo pirotecnico aperitivizza lo spettacolo per cui tutti i presenti e non,comunque assistiti dai vari canali televisivi presenti, sono lì.
La fòcara si accende coi migliori auspici e lo spettacolo continua con lo show di uno degli artisti che in assoluto ha saputo, nella sua carriera, meglio coniugare la popolarità (intesa come appartenenza al popolo) all’arte musicale:Vinicio Capossela, il raggiante Vinicio Capossela che parte a razzo già prima dell’attesa accensione della fòcara, con un piccolo intermezzo inaspettato, e successivamente bloccato per dar spazio ai fuochi d’artificio.
Insomma come già detto,giorni in cui riti, vino, tradizioni, salsicce&fegatini, benedizioni, bancarelle si alternano, si sfiorano, ti sfiorano, anche se a dir il dire la parola giusta sarebbe si scuotono, ti scuotono, dato che il segno te lo lasciano e come, un segno come un timbro, un timbro come un marchio a fuoco, d’altronde sono questi i giorni giusti.
Un segno che indica la provenienza da cui abbiamo origine e la strada verso cui muoverci, un magico incontro tra passato, presente e futuro a cui non possiamo, dobbiamo sottrarci.
Andrea Però