In un filmato, la testimonianza di Aurelio Mastrovito: i ricordi di quella visita
C’era una volta un re, sovrano di un paese molto lontano, il quale amava l’archeologia così tanto da meritarsi l’appellativo di ‘Re archeologo’. Egli andava in giro per il mondo in cerca di siti archeologici, non gradiva le uniformi ufficiali perché troppo scomode per poter partecipare attivamente alle campagne di scavo e condivideva la ‘pausa pranzo’ con tutti coloro che vi lavoravano.
Un Re decisamente poco regale insomma, ma realmente esistito e che Manduria annovera tra i suoi visitatori illustri (anche qualcosa in più), negli anni gloriosi (1953-55) degli scavi archeologici diretti dal Soprintendente Nevio Degrassi nell’area della necropoli messapica e delle mura megalitiche.
Gustavo VI Adolfo re di Svezia (dal 1950 al 1973, anno della morte), al di là del simpatico appellativo con il quale era conosciuto in Italia, archeologo lo fu per davvero. Infatti, quella che sembrava una ‘passione giovanile’ divenne studio serio e sistematico dopo che si iscrisse all’Università di Uppsala, proprio per studiare archeologia Re Gustavo Adolfo partecipò attivamente a importanti campagne di scavo in Svezia, in Italia, in Cina, in Corea, in Grecia, a Cipro, proponendo altresì validi contributi scientifici in campo archeologico. Nel 1925 a Roma fondò l’Istituto Svedese di Studi Classici, tuttora un punto di riferimento negli studi sull’etruscologia. Uomo coltissimo e intellettualmente vivace, re Gustavo si interessò anche di architettura antica e moderna, divenne uno dei massimi esperti e collezionisti di ceramica cinese, fu un esperto botanico, un appassionato bibliofilo (possedeva una biblioteca di ben 80000 volumi) e uno stimato archeologo, appunto. Proprio queste ultime due passioni lo condurranno, nel Meridione d’Italia, ricco di fascino e di storia magno-greca (sua grande passione).
Nei giorni dal 21 al 25 ottobre 1955, re Gustavo, con un ‘outfit’ a dir poco informale (basco in testa, camicia con maniche arrotolate, grembiule per non sporcarsi) e il suo equipaggiamento da appassionato archeologo (pennello, paletta e piccozza) lascia traccia di sé in terra di Puglia.
È il ‘Corriere del Giorno’ a informarci degli spostamenti reali.
Nella pagina del ‘Corriere del Giorno’ del 21 ottobre relativa alla ‘Cronaca di Taranto’ si legge: «All’Hotel Jolly è già stato allestito, al primo piano, un intero appartamento che verrà occupato, per cinque giorni, dal Re Gustavo Adolfo di Svezia, dalla Regina Luisa e dal ristretto numero di persone che formano il seguito: per l’esattezza, sei persone in tutto: un Generale dell’Esercito svedese, il medico personale dei Reali, una dama di compagnia della Regina e quattro camerieri». Essendo in forma strettamente privata, i reali viaggiavano sotto il nome di Conti di Grisolm, per un viaggio di piacere, tuttavia «Ben conoscendo la fama ed il valore di Re Gustavo Adolfo quale archeologo e studioso dei problemi del mondo classico» era più che prevedibile una sua ‘incursione’ nei siti più interessanti; quindi «oltre alla visita al Museo Nazionale (…) si prevede (…) che i Reali compiranno un’attenta visita alle opere imponenti che, a Manduria, testimoniano ancora d’una passata civiltà (…)».
Il giorno seguente, 22 ottobre, Re Gustavo Adolfo, accompagnato dal prof. Boetius (insigne archeologo svedese, già Ddirettore dell’Accademia reale svedese a Roma), è in visita a Gallipoli, a Galatina, a Nardò — come riportato dalla pagina locale di Lecce del ‘Corriere del Giorno’ del 23 ottobre 1955 —. Ed ecco, nel suo viaggio di ritorno a Taranto), una significativa sosta nell’archeologica e culturalmente frizzante Manduria: «proveniente da Lecce, egli si è soffermato a visitare i monumenti più illustri dell’età antica che Manduria custodisce: in modo particolare, la sua attenzione si è fermata sulle ciclopiche mura megalitiche che si presentano ancora in stato di perfetta conservazione».
Il programma di domenica 23 ottobre, vede i Reali dirigersi a Otranto, per visitarne la Cattedrale, successivamente a Lecce dove ammirano l’Anfiteatro romano. Il giorno successivo Re Gustavo Adolfo rimane a Taranto per completare la visita al Museo e per ammirare la colonna del Tempio di Nettuno. Nel pomeriggio i Sovrani e il loro seguito partono per Martina Franca e Alberobello.
Il soggiorno a Taranto degli «Augusti ospiti» finirà il 25 ottobre, quando di primo mattino i reali intraprenderanno il viaggio per raggiungere Cosenza. «Di questa permanenza in terra di Puglia, serberò il più grato dei ricordi» dirà Re Gustavo Adolfo in un’intervista rilasciata ad un giornalista del ‘Corriere del Giorno’ prima di partire. Definisce ‘splendido’ il viaggio compiuto, soffermandosi soprattutto sulla città di Taranto e sulla ‘perla’ che gli ha rivelato, il Museo Nazionale: «Devo dire che ho modificato il mio programma di visite nel Salento per poter visitare il Museo come esso merita, dato che racchiude autentici tesori d’arte (…); in modo particolare mi hanno colpito gli splendidi gioielli e le terra cotte, delle quali non avevo neppure cognizione (…): davvero il vostro Museo può essere considerato unico al mondo, nel suo genere». Nel prosieguo dell’intervista, ce n’è anche per la gloriosa Manduria: «Anche altrove, nel Salento, ho avuto modo di osservare e visitare monumenti del massimo interesse: in modo particolare, gli scavi in corso a Manduria, e le mura megalitiche che si ammirano lungo la cinta perimetrale di quella città».
Terminato l’archeo-tour pugliese, di re Gustavo Adolfo rimase vivo il ricordo in quanti, a Manduria, lo avevano conosciuto e stimato, non soltanto per i suoi studi ma anche per le sue indiscusse doti umane.
Di particolare interesse la testimonianza orale del signor Aurelio Mastrovito, appassionato di archeologia e assiduo frequentatore del cantiere degli scavi, il quale ricorda, con voce rotta dall’emozione, l’arrivo di una macchina su cui erano issate due bandierine, quella italiana e quella (l’avrebbe saputo dopo) svedese. Ed ecco davanti a lui (poco più che ventenne) re Gustavo Adolfo, ‘una persona eccezionale’, lo definisce il signor Aurelio, perché ciò che più di tutto gli si è impresso nella mente è il nobile gesto compiuto dal sovrano nei confronti dei presenti: stringere la mano a tutti coloro che erano nel cantiere. Dopo di ché, munito di grembiule e cazzuola, re Gustavo cominciò a liberare dai tufi una tomba, rinvenendo piccole anfore e altro materiale che gli venne successivamente donato.
Per approfondire la conoscenza sulla figura di re Gustavo VI Adolfo di Svezia accedere al seguente link https://accademiadegliincerti.wordpress.com/2015/08/11/il-re-archeologo/.
Il filmato è estratto da un’intervista rilasciata dal signor Aurelio Mastrovito nell’ambito del Laboratorio ‘Progettare un Video – I Messapi Perduti’ - Direzione Didattica Statale 1° Circolo “Francesco Prudenzano”, a cura del regista Mirko Dilorenzo.
Per consultare gli articoli del ‘Corriere del Giorno’ in cui si parla del soggiorno dei reali svedesi e per ammirare le foto del glorioso Hotel Jolly di Taranto (oggi inesistente), vi aspettiamo in biblioteca.