Gregorio I è considerato figura fra le più illuminate e capaci della storia della Chiesa, tanto da meritarsi il titolo di “Magnus”
Egli fu davvero un grande papa, protagonista, oltre all’azione spirituale e pastorale, anche di una impegnativa attività sociale. Gregorio salì al pontificato con profonda umiltà e quasi ‘per caso’: nel 590 nel mezzo di una terribile epidemia di peste, di cui fu vittima papa Pelagio, suo predecessore, il clero, il popolo e il senato non ebbero dubbi nello scegliere Gregorio quale suo successore sul soglio pontificio. Egli cercò invano di resistere, tentando anche la fuga in una selva, ma ritrovato grazie all’intervento di alcuni Angeli, accettò, commosso, il pontificato. Divenuto papa, raccomandò fortemente la preghiera per allontanare il terribile morbo pestilenziale; una tradizione popolare tramanda che essendo ritenuti lo sbadiglio e lo starnuto sintomi di peste conclamata, suggerì ai fedeli di fare il segno della croce in bocca nel primo caso e di dire “Dio ti salvi” nel secondo, consuetudini trasmesse attraverso i secoli e sopravvissute anche ai nostri tempi.
Riguardo la ‘scelta’ dei fedeli di Casalnuovo di eleggere San Gregorio Magno loro protettore, le fonti rimangono incerte riguardo la data in cui ciò avvenne. Sicuramente, il patronato di Gregorio I papa su Manduria era attivo il 13 dicembre 1595, quando il cardinale Camillo Borghese consacrò ufficialmente la Chiesa Madre alla SS. Trinità, dedicandola anche al santo (Così Pietro Brunetti in ‘Manduria fra storia e leggenda’). Alcuni versi dialettali di Padre Gregorio D’Ostuni rendono bene l’idea della forte devozione che il popolo casalnovitano ha fin da subito nutrito verso il suo patrono: « «San Gricoriu Mandurianu: /Uè san Gricoriu, tu t’à ricurdari / Ca nui ti ma scapatu prutittori; / a tutti li bisuegni n’à iutari; / No ti tirari arretu e fatti onori. / Ci no…! ».
Nella rubrica ‘La Gattiana racconta’ abbiamo già trattato i vari aspetti del culto riferito al santo patrono cittadino, compreso quello della processione, nelle due diverse ‘modalità’: quella con la statua del santo portata a spalla dai ‘bastasi’ (così si chiamavano i facchini) e quella con lo scenografico carro trainato dai buoi nel periodo che va dal 1791 al 1904, anno in cui fu dismesso perché impedito nel suo solenne incedere dall’allaccio alla rete elettrica dei fili sistemati trasversamente alle vie (riportiamo il link per rileggere l’articolo
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Noncurante del secolo intercorso fra le due date, la processione con il carro scenografico dismessa nel 1904 è stata riproposta con successo in tempi a noi più vicini. Nel 2004, infatti, in occasione dei 1400 anni dalla morte del Santo, avvenuta il 12 marzo 604, fu indetto un anno giubilare gregoriano e, su iniziativa di don Teodoro Tripaldi, in quell’anno arciprete della chiesa Collegiata di Manduria, la tradizionale processione del 3 settembre si svolse con la statua lignea di san Gregorio collocata su di un carro trainato da quattro buoi, provenenti da Accettura (comune in provincia di Matera).
Questa volta, il carro, accuratamente addobbato nella parte inferiore con un drappo di velluto rosso scuro con frangia color oro, e latermente con un panno blu che ben si abbinava alla pittura color ocra e alle rifiniture dorate, non presentava un’altezza eccessiva, aveva un semplice piano di calpestio in legno su cui era collocato il simulacro di San Gregorio, immerso in un raffinata composizione floreale.
L’avvenimento fu molto sentito e partecipato dai fedeli. A ricordare l’eccezionalità della processione e lo stupore nel vedere la ‘maestosità’ dei buoi che trainavano il carro sono le parole della signora Vincenza D., 85 anni, manduriana: «mi ricordo šti bui, tutti cu lu cosu retu ti legnu, ttaccati, ddo scia uno scia l’otru e mi rumasi impressa a mei, no era ištu mai na cosa del genere e san Gricoriu stava a mienzu (…), ca puei no è ca paria pulitu pulitu, fra san Gricoriu e retu nc’erunu fiuri puru, comu cesti (..) donca passava tuttu illuminatu, donca non c’era la luci chiù bellu parìa (…) lu corteo ti la processioni (…) e da allora no lla cia ištu mai … l’onnu pijatu a spalla».
Le foto che accompagnano il post sono fotogrammi ripresi in modo amatoriale dal video originale realizzato da Professional Video di Bruno Moscogiuri nel 2004. Si ringraziano don Teodoro Tripaldi per aver messo a disposizione il video integrale e Gianni Di Lauro per la collaborazione.