La trama del romanzo, intrigante e a tratti enigmatica, svela progressivamente una serie di parole-chiave, ognuna oggetto di lunghe divagazioni e riflessioni profonde: tempo, ricordo, tradimento, morte, inganno
A pochi giorni dalla scomparsa dello scrittore spagnolo Javier Marías, la Gattiana ricorda il suo genio letterario presentando ‘Domani nella battaglia pensa a me’, vincitore del premio Rómulo Gallegos.
La trama del romanzo, intrigante e a tratti enigmatica, svela progressivamente una serie di parole-chiave, ognuna oggetto di lunghe divagazioni e riflessioni profonde: tempo, ricordo, tradimento, morte, inganno. Tutto conduce all’arte della dissimulazione e all’amara consapevolezza dell’inconoscibilità della natura umana. «Com’è faticoso muoversi sempre nell’ombra o è anche più difficile nella penombra mai uniforme né uguale a se stessa, con ogni persona sono alcune le zone illuminate e altre quelle tenebrose, cambiando a seconda della conoscenza e dei giorni e degli interlocutori e delle ambizioni (…) in ogni biografia c’è un episodio oltraggioso o desolato o sinistro, qualcosa o molto — o tutto — che per gli altri è meglio che non esista, per se stessi è meglio dissimulare» (pp. 172-173).
I protagonisti della storia sono Victor e Marta, in procinto di trascorrere una ‘notte inaugurale’, «quelle che assumono l’apparenza dell’imprevisto, o che si fingono non premeditate per lasciare salvo il pudore e per poter poi avere una sensazione di inevitabilità, e così respingere la possibile colpa» (p. 4). In verità, Marta protagonista lo è solo nella prima parte, e non può essere diversamente, perché, in uno spazio di tempo indefinibile, ella muore. Marta muore fra le braccia di Victor, la cui presenza le garantisce un tragico senso di continuità: «posso spiegare la transizione dalla sua vita alla sua morte, il che è un modo di prolungare quella vita e di accettare quella morte: se le hai viste tutt’e due, se hai assistito a entrambe le cose o forse sono condizioni, se chi muore non muore solo e chi gli ha tenuto compagnia può testimoniare che la morta non è stata sempre una morta ma che era viva» — concluderà tra sé e sé Victor (p. 39).
La donna, sposata e madre di un bambino di due anni, aveva invitato Victor a cena, in assenza del marito partito per Londra per un breve viaggio di lavoro. Tutto ha inizio dopo cena, quando finalmente il piccolo Eugenio si addormenta e i due cominciano a scivolare in uno spazio di intimità non iniziato e mai concluso perché a un certo punto: «Non mi sento bene, non so che mi stia succedendo» — aveva detto Marta, piegata sul letto con le gambe contratte e premute contro lo stomaco e il petto «come se li volessero frenare». Da qui un vortice di fotogrammi, di pensieri, di elucubrazioni di Victor. Durante l’agonia della donna, egli è combattuto tra la ragionevole idea di chiamare qualcuno, i soccorsi o il marito, e l’intima richiesta di Marta di non fare niente, «come se provasse tanto timore da preferire la paralisi assoluta di tutte le cose e rimanere almeno nello stato e nella posizione che le permettessero di continuare a vivere anziché osare una variazione, sia pure minima, che avrebbe potuto compromettere la sua momentanea stabilità del tutto precaria» (p. 23).
Più avanti, dopo che Marta sarà morta e Victor annasperà nel vortice dei suoi pensieri («Il fatto che qualcuno muoia mentre tu continui a rimanere vivo ti fa sentire come un criminale per un istante»), la storia assumerà contorni inaspettati, delineati dagli inganni e dalle dissimulazioni degli altri personaggi della storia, con i quali Victor entrerà in contatto: il marito di Marta, i familiari della donna (il padre, la sorella, il fratello e la cognata). Tutti intenti a illuminare quel lato oscuro che sempre avvolge situazioni, sentimenti, le loro esistenze. Eduardo Deán, il marito di Marta non era da solo a Londra. Egli, durante un incontro con Victor, rivela ciò che nel tempo sospeso di quella stessa tragica notte gli è successo a Londra, e che, se avesse saputo di Marta, non sarebbe successo: anche qui inganno, dissimulazione, ricordo («la condanna del ricordo»): «ci sono cose che uno deve sapere immediatamente per non andare nel mondo neppure un minuto con la convinzione del tutto sbagliata che il mondo sia altro a causa di quelle cose» (p. 277).
Tante le note che si alternano sul pentagramma del romanzo. Ne viene fuori un dramma lirico, intimo, che, all’improvviso, anima la notte di Victor segnando il resto della sua vita, proiettando, in una dimensione universale di inganno e di continua ricerca della verità, la stessa tragicità della condizione umana. Nell’ ‘Epilogo’ è lo stesso autore a chiarire che il tema principale del romanzo è proprio l’inganno, nella sua accezione più ampia: «(…) tutti viviamo subendo l’inganno oppure praticandolo, raccontando soltanto una parte, nascondendo un’altra parte e mai le stesse parti alle diverse persone che ci circondano. (…) Crediamo di poter raccontare le nostre vite in maniera più o meno ragionata e precisa, e quando cominciamo ci rendiamo conto che sono affollate di zone d’ombra, di episodi non spiegati e forse inesplicabili, di scelte non compiute, di opportunità mancate, di elementi che ignoriamo perché riguardano gli altri, di cui è ancora più arduo sapere tutto o sapere qualcosa».
‘Domani nella battaglia pensa a me’ di Javier Marías è disponibile in biblioteca.