Vengono presi in esame gli aspetti essenziali del codice: il verso, le rime, le strofe e gli schemi metrici, il lessico, i valori fonosimbolici, l’ordine delle parole, la parafrasi e la polisemia, cioè quegli aspetti che maggiormente ne definiscono la diversità, rispetto alla prosa e al parlato
Questa volta proponiamo la lettura di un testo dal contenuto essenzialmente didattico, una guida appunto, che può essere di valido aiuto non solo per studenti e docenti, ma per chiunque voglia accostarsi alla poesia come improvvisazione. La poesia, infatti, più di ogni altro testo, ha il potere di coinvolgere nell’immediato la nostra sfera emotiva, tanto da suggerirci la convinzione di averne colto il senso attraverso un atto intuitivo, quasi una illuminazione, che apre e squarcia all’improvviso dinanzi ai nostri occhi zone d’ombra e di ignoto. Convinzione illusoria, perché, se davvero vogliamo capire un testo poetico, cogliendo tutte le sue implicazioni e stratificazioni di senso, non possiamo non tener conto di quali “ferri del mestiere” il poeta abbia utilizzato per “confezionare” quel prodotto altamente stilizzato e codificato che è la poesia.
Platone nel “Fedro” dice che la poesia è un dono degli dei, che il poeta compone “delirando “, per effetto di una ispirazione divina, che il suo discorso è totalmente altro rispetto a quello strettamente logico e razionale della filosofia. Una posizione più volte ribadita nella tradizione letteraria occidentale, in particolare dal Romanticismo. Ma a quella visione di follia poetica non possono certo essere associati Dante o Petrarca o la produzione italiana del Settecento o il Manierismo. In realtà, come dice l’autore, citando Jakobson , “ il concetto di poesia è mutevole e condizionato dal tempo”.
Se l’incontro col testo poetico è sempre individuale, l’analisi critica che se ne fa nasce dall’esigenza di comunicare e condividere con altri l’esperienza che se ne è fatta. Occorre dunque uno sforzo di razionalizzazione che passa dalla conoscenza di “tecniche e nozioni che consentano di gustarla e interpretarla in maniera adeguata”, per far parlare il testo nella sua autenticità. “Si può capire e spiegare una poesia investigandone la lingua, lo stile, le strutture formali, identificando le fonti e i modelli che l’hanno ispirata, ricostruendo il contesto storico e biografico in cui affonda le sue radici”. È questo il percorso in cui Umberto Motta, professore di Letteratura italiana all’Università di Friburgo, ci guida, fornendoci le competenze specialistiche essenziali per intendere a pieno un testo poetico nella sua specificità contenutistica e formale.
Vengono presi così in esame gli aspetti essenziali del codice: il verso, le rime, le strofe e gli schemi metrici, il lessico, i valori fonosimbolici, l’ordine delle parole, la parafrasi e la polisemia, cioè quegli aspetti che maggiormente ne definiscono la diversità, rispetto alla prosa e al parlato. Il penultimo ed ottavo capitolo è dedicato al “Contestualizzare”, operazione complessa che prevede la conoscenza e la messa in relazione di numerosi fattori storici, biografici, letterari, editoriali, senza le quali ogni reale comprensione di un testo poetico è preclusa. Nell’ultimo capitolo infine, intitolato “Giudizi di valore”, dopo averci fornito tutti gli strumenti per una lettura meno improvvisata e dilettantesca, l’Autore ci invita tuttavia a non perdere la capacità di abbandonarsi all’incanto e al godimento che essa procura. “In principio è la gioia, il piacere — apparentemente misterioso e immotivato — che una poesia è in grado di trasmettere, prima ancora che si sia compreso ciò di cui parla”.
‘Lingua mortal non dice - Guida alla lettura del testo poetico’ è disponibile in Biblioteca.