domenica 24 novembre 2024


13/11/2022 10:47:10 - Manduria - Cultura

«Poiché ogni freccia descrive una traiettoria diversa, tu potrai lanciare mille frecce, ma ciascuna di esse ti mostrerà un percorso unico». È il cammino della perfezione e dell’errore, della tecnica e dell’istinto, e si impara freccia dopo freccia

“Il cammino dell’arco” si presenta nella forma letteraria di un racconto breve. Un cammino che, pagina dopo pagina, aderisce in modo straordinario alla vita di colui che lo compie, accompagnandolo pazientemente, parola dopo parola, verso la piena consapevolezza di sé. Il racconto del cammino si snoda attraverso una serie di riflessioni, piccole perle che rimangono incastonate a lungo nell’animo del lettore, e tanto basterà per giungere forti e preparati alla meta.

Questo perché tutto è metafora in questo cammino, a cominciare dal cammino stesso.

Dopo che lo straniero ebbe colpito con il suo arco una ciliegia a quaranta metri di distanza, Tetsuya fece altrettanto con una pesca matura a una distanza di venti metri, posizionato a metà su un ponticello traballante, sostenuto da corde usurate, sotto il quale scorreva un torrente impetuoso. Lo straniero, invitato a fare altrettanto, si avventurò sul ponticello terrorizzato dal vuoto sotto di lui, ma mancò drasticamente il bersaglio: «Di sicuro, possedete abilità e autorevolezza», disse Tetsuya. «Padroneggiate la postura, la tecnica e i segreti dell’arco, ma non sapete gestire le sensazioni della vostra mente» (p. 24).

Tetsuya è un maestro eccellente nel tiro con l’arco. Eppure, è un falegname. Perché? «Perché il cammino dell’arco può rivelarsi utile ed essere applicato in ogni campo — e il mio sogno era quello di lavorare il legno. Inoltre, a un arciere che intraprende il cammino non servono né arco né frecce né bersagli» (p. 26)

E così Tetsuya illustra il cammino dell’arco al ragazzo che ha accompagnato da lui lo straniero. Le indicazioni da seguire quando si intraprende questo ‘cammino che non ha mai fine’ sono essenziali e illuminanti.

La prima cosa da fare è cercare degli alleati, «l’arciere che non condivide con gli altri la gioia dell’arco e della freccia non riuscirà mai a comprendere le proprie qualità e i propri difetti». Essi dovranno essere temerari ed avere una visione della realtà differente da quella comune alla maggior parte della gente; si riconoscono perché non osservano il comportamento del prossimo per giudicarlo, bensì per ammirarne il coraggio e la perseveranza. Infine, i buoni alleati «non attendono lo svolgimento degli eventi per decidere l’atteggiamento da assumere: le loro decisioni si formano e si trasformano man mano che agiscono, pur sapendo che un simile comportamento può risultare assai rischioso» (p. 36). Esattamente ciò che deve comprendere l’arciere, cioè che, prima di mirare al bersaglio, può aggiustare il tiro, tutte le volte che lo ritiene necessario, infinite volte, consapevole però dei rischi e sempre convinto di dare il meglio di sé.

L’arco, le frecce, il bersaglio sono tre elementi costitutivi del cammino. Essi ‘sono’ il cammino. 

Se l’arco è la vita, da cui proviene ogni energia, la freccia è l’intenzione, ciò che trasfonderà l’energia dell’arco nel bersaglio, ossia l’obiettivo da raggiungere. Poiché dopo lo scocco, la freccia non potrà tornare indietro, bisogna stare attenti che i movimenti preliminari al tiro siano corretti, dopo di ché aprire la mano e liberare la corda. E poco importa se il bersaglio non verrà centrato, la memoria del tiro servirà per successivi aggiustamenti.

Sin qui la tecnica. Tuttavia «risulta indispensabile acquisire la serenità e l’eleganza necessarie alla pratica del tiro». La serenità proviene dal cuore (pur talvolta gravato da oscuri pensieri), mentre l’eleganza «è un traguardo che si raggiunge quando ci si libera dal superfluo» innalzando al massimo le proprie doti di semplicità e di concentrazione. Infatti, se il tiro sarà caratterizzato unicamente da un’estrema padronanza della tecnica, il cammino avrà vita breve, perché presto tediato a morte dalla routine. Al contrario, se l’arco si contempererà con l’anima stessa dell’arciere, la sua mano si aprirà nell’unico momento opportuno e lo scocco della freccia avverrà in modo che, in uno stesso istante, arco, arciere e bersaglio si incontrino in un punto preciso dell’universo.

«Poiché ogni freccia descrive una traiettoria diversa, tu potrai lanciare mille frecce, ma ciascuna di esse ti mostrerà un percorso unico». È il cammino della perfezione e dell’errore, della tecnica e dell’istinto, e si impara freccia dopo freccia. Il cammino dell’arco è il cammino dell’intera umanità.

‘Il cammino dell’arco’ di Paulo Coehlo, corredato dalle suggestive illustrazioni di Christoph Niemann, è disponibile in biblioteca.











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